Il video di sorveglianza che mostra l'aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin è in mano agli inquirenti e non è stato diffuso. Emergono però nuovi dettagli riguardo al suo contenuto, grazie al Corriere del Veneto.
Le sfumature cupe, zebra di luci abbaglianti, si estendono in lungo, quasi contorte. Le riprese monocromatiche dei dispositivi di sorveglianza dell'impianto di Christian Dior a Fossò, nel Veneto, catturano immagini instabili, traballanti e tremolanti. La vettura di Filippo Turetta è statica sullo schermo, mentre sullo sfondo si intravedono luci in movimento, segno di veicoli che passano o presenze remote. La macchina mostra il suo lato sinistro alle telecamere, quello del conducente. Filippo non è da solo. Insieme a lui, sul sedile del passeggero, c'è Giulia Cecchettin.
Dalle testimonianze raccolte, sembra che i due giovani siano arrivati nel parcheggio di fronte alla fabbrica da pochi minuti. Un'ora prima avevano litigato sotto casa di lei. Un vicino aveva assistito alla discussione: li aveva visti litigare dentro e fuori dalla Punto. Poi, secondo il vicino, lui l'avrebbe presa per un braccio e fatta salire in macchina. È in quel momento che la situazione è diventata più tesa.
Le telecamere di Dior osservano impassibili l'aumento della tensione all'interno della vettura. Filippo e Giulia non stanno solo discutendo. Fanno gesti, muovono le mani, impacciati nei loro cappotti. La figura di Giulia, appena visibile attraverso il finestrino dell'auto, è costantemente oscurata dalla schiena di Filippo, che si volta dalla parte delle telecamere guardando verso di lei.
Il ritmo dei movimenti si accelera: tutto richiama le pellicole silenti dove il bianco non è mai puro e il nero non riesce a restare tale, ma sfuma costantemente nel grigio, creando ombre solo abbozzate. Lui continua a gesticolare, agitarsi. Anche lei, sullo sfondo, agita le braccia. Parlano intensamente, a voce alta. Forse urlano.
Ciò che emerge dal linguaggio non verbale è l'intensità dell'alterco. Poi, improvvisamente, accade qualcosa di repentino: uno schiaffo, un pugno o un colpo. Filippo si muove bruscamente, interrompendo l'immobilità e il silenzio che dominano nella vasta area industriale.
A quel punto, tutto si svolge a una velocità sorprendente: la porta dal lato di Giulia si apre di scatto e la luce interna si accende. Lei esce e comincia a correre verso destra, sullo schermo. Quasi contemporaneamente, la porta del guidatore si apre. Filippo si lancia nella stessa direzione, avanza di pochi passi, forse una decina al massimo. Tende il braccio sinistro, afferra il cappuccio del giaccone di Giulia e con la mano destra, che impugna un oggetto deformato dalle ombre e dalla registrazione in bianco e nero, la fa improvvisamente abbassare.
È impossibile distinguere chiaramente di cosa si tratti: un piccone, un cacciavite o, più probabile, un coltello. Il braccio si abbassa come una lama e taglia l'aria incontrando la nuca di Giulia, che crolla a terra come se fosse stato spento un interruttore.
Mancano pochi secondi alla conclusione del video. Tutto diventa immobile. L'ombra di Filippo ricomincia a muoversi a scatti, traballando, sfarfallando. Si guarda attorno, tocca il corpo di Giulia con la punta del piede. Non c'è violenza, non sono gesti bruschi. Sono movimenti lenti, simili a quelli compiuti per verificare se un animale a terra sia morto o solamente addormentato. Giulia non si muove.
Filippo getta uno sguardo in giro, la afferra per i piedi calzati con scarpe comode, senza tacchi, e la trascina a faccia in giù fino al retro della Punto. Apre il bagagliaio, solleva il corpo di Giulia e lo getta dentro. Quasi in un unico gesto chiude il portellone e sale in macchina. Le luci abbaglianti tornano a fendere le ombre mentre la Punto si allontana, lasciando il parcheggio vuoto e immobile.