Alberto Scagni nel settembre 2023 è stato condannato a una pena di 24 anni e sei mesi di carcere in seguito alla sentenza emessa nel processo di primo grado per l'omicidio di Alice Scagni. La tragedia è avvenuta il 1 maggio 2022, quando la sorella è stata uccisa con 24 coltellate sotto la propria abitazione a Quinto, Genova.
Alberto Scagni è un 43enne genovese. E' stato condannato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla parentela.
L'uomo si era appostato sotto la casa della sorella Alice, nel quartiere di Quinto, dove l'aveva brutalmente attaccata, infliggendole 24 coltellate. Secondo gli inquirenti, il 43enne stava affrontando difficoltà finanziarie e da mesi aveva litigato furiosamente con la famiglia a causa di questioni economiche.
Dopo aver chiesto più volte soldi ai genitori, si era rivolto a sua sorella Alice per ottenere supporto finanziario. Tuttavia, quest'ultima aveva dichiarato di non essere più in grado di sostenerlo economicamente. Questo aveva scatenato rancore nell'uomo disoccupato, che aveva manifestato il suo risentimento anche attraverso alcuni post sui social media.
Il giorno del tragico evento, l'uomo aveva contattato ripetutamente i genitori per chiedere denaro e in una di quelle telefonate aveva minacciato di uccidere Alice. Consapevoli del temperamento del figlio, i genitori di Alberto e Alice avevano segnalato la situazione alle forze dell'ordine, ma purtroppo, nessuna pattuglia era stata inviata a casa della donna. Quella sera, il 43enne aspettò che sua sorella, sposata e con un bambino di un anno, scendesse per portare fuori il cane, momento in cui l'attaccò brutalmente.
A gennaio del 2022, uno specialista aveva diagnosticato ad Alberto Scagni disturbi psichiatrici. Secondo Elvezio Pirfo, il perito del giudice delle indagini preliminari, l'uomo sarebbe parzialmente infermo di mente ma ancora capace di essere processato. Al contrario, il consulente della procura, Giacomo Mongodi, lo aveva giudicato pienamente capace.
La notte tra il 22 e il 23 novembre 2023 Scagni è stato vittima di un'aggressione perpetrata da due altri detenuti presso il carcere di Sanremo, subendo un sequestro, gravi percosse e torture per diverse ore. A seguito di ciò, è stato trasportato in condizioni critiche in ospedale.
Questo non è stato l'unico episodio di violenza subito da Scagni; poche settimane prima, era stato oggetto di un brutale pestaggio nel carcere di Marassi, a Genova. Il responsabile era il compagno di cella di Scagni, che aveva appreso dai giornali i motivi della sua detenzione. Quest'ultimo episodio ha portato al suo trasferimento nella casa circondariale di Valle Armea.
Secondo quanto riportato nei comunicati dei sindacati di polizia Sappe e Uilpa, l'aggressione è avvenuta quando Scagni si trovava nella sezione detenuti protetti. Due individui di origine magrebina l'avrebbero aggredito e torturato fino a un punto quasi mortale. Durante l'aggressione, hanno minacciato e rinchiuso in un bagno un altro detenuto, impedendogli di intervenire. Si riferisce che gli aggressori fossero in uno stato alterato a causa dell'uso di sostanze alcoliche e farmaci auto-prodotti, derivati dalla macerazione della frutta in cella.
Le ferite riportate da Scagni, con lesioni e tagli su tutto il corpo, hanno richiesto il suo ricovero. L'intervento tempestivo degli agenti ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente, tuttavia, uno degli agenti ha riportato due costole rotte e una prognosi di 21 giorni nel tentativo di fermare le torture.