È previsto per domani, 25 novembre, il rientro in Italia di Filippo Turetta, il 22enne di Torreglia accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi la sera dell'11 novembre scorso a Vigonovo, in provincia di Venezia. Attualmente il ragazzo si trova in Germania, dove era stato fermato a una settimana dai fatti a bordo della sua Grande Fiat Punto nera.
Il volo di Stato che accompagnerà Turetta in Italia per motivi di sicurezza dovrebbe arrivare a Venezia attorno alle 12.30 di domani, sabato 25 novembre. Una volta che i carabinieri lo avranno preso in custodia, il giovane sarà poi trasferito in carcere, dove sarà interrogato dal gip, che nell'ordinanza di custodia cautelare aveva definito l'aggressione perpetrata ai danni dell'ex fidanzata di "inaudita ferocia".
Tra gli interrogativi a cui sarà chiamato a rispondere in presenza del suo nuovo legale, l'avvocato Giovanni Caruso, c'è anche quello relativo alla premeditazione. L'ipotesi degli inquirenti, infatti, è che Turetta avesse programmato l'agguato, gli agguati. Quando è stato fermato dai poliziotti tedeschi - a cui aveva subito confessato di aver ucciso "la ragazza" - nella sua auto c'erano un coltello da cucina, 300 euro in contanti, guanti e una scheda prepagata.
Non è tutto: stando alle ultime notizie, una telecamera di sorveglianza installata nella zona di Fossò, dove Giulia Cecchettin è stata uccisa dopo essere stata colpita una prima volta a circa 150 metri da casa, avrebbe immortalato la sua auto passare nelle vicinanze già il pomeriggio di quel giorno. Erano le 17.11. Fatta la deviazione, Turetta si sarebbe recato a casa della giovane, arrivandoci attorno alle 17.30. Ci si chiede se il suo non fosse un vero e proprio sopralluogo.
C'è un'altra questione su cui da ore si discute: quella del mancato intervento dei carabinieri dopo la segnalazione ricevuta da un uomo che aveva visto i due ragazzi litigare animatamente nel parcheggio vicino casa di Giulia, lo stesso in cui sarebbe stato trovato un primo coltello.
Stando a quanto riporta l'Ansa, fonti dell'Arma avrebbero riferito che nella sua telefonata al 112 il testimone avrebbe specificato che i due "erano già risaliti in auto e si erano allontanati". Non essendo riuscito ad annotare la targa, le pattuglie avrebbero quindi dato priorità ad altri interventi. Sul caso, comunque,
fanno sapere, smentendo anche la notizia di una seconda chiamata fatta al 112 dal vigilantes che nella zona di Fossò avrebbe assistito al secondo atto dell'omicidio di Giulia, ripreso in un filmato. Le ricerche dei due sarebbero scattate solo dopo la denuncia di scomparsa del padre della ragazza, Gino Cecchettin.
A quell'ora Turetta si era già disfatto del cadavere della 22enne, abbandonandolo in un canalone nei pressi del lago di Barcis, dirigendosi verso l'Austria.
Il femminicidio, l'ennesimo, ha lasciato esterrefatta la comunità nazionale, che fin dai primi momenti temeva un tragico epilogo. Sembra infatti che il ragazzo non avesse digerito l'allontanamento dall'ex, che ad agosto lo aveva lasciato proprio per via dei suoi comportamenti possessivi e che la tenesse accanto a sé ricattandola emotivamente.
Ieri in un'intervista rilasciata a La Stampa la prof che l'ha seguita per la stesura della sua tesi di laurea l'ha ricordata con affetto. In tanti lo hanno fatto, in questi giorni. E il comune di Vigonovo ha fatto sapere che, oltre a costituirsi parte civile al processo contro Turetta, finanzierà anche delle borse di studio in memoria della giovane, per ricordare lei e la sua storia.
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