Era il 9 ottobre 1982 quando un gruppo di ignoti attentò alla Sinagoga di Roma. Più di 300 le persone coinvolte, tantissimi bambini che stavano festeggiando lo Shemini Atzeret e adolescenti al loro Bar mizvath.
All'improvviso la raffica di proiettili e bombe lanciate sulla folla radunata nel Tempio Maggiore di Roma. L'attentato durò circa cinque minuti, ma per 41 anni è stata una ferita impossibile da richiudere.
La notizia sembra un fulmine a ciel sereno: sono 4 gli indagati dalla Procura di Roma. L'inchiesta, avviata nel 2020, fa luce sugli accadimenti del 1982 che costarono la vita di Stefano Gaj Tachè, un bimbo di appena due anni e al ferimento di altre 37 persone.
Nel registro degli indagati Walid Abdulrahman Abou Zayed, Gamal Tawfik Arabe El Arabi, Mahmoud Khader Abed Adra e Nizar Tawfiq Mussa Hamada. Mentre l'unico attentatore noto alle Forze dell'Ordine già dagli anni '80 è Osama Abdel Al Zomar, fuggito in Libia.
Adesso uno spiraglio si apre sul più importante attacco terroristico italiano di matrice antisemita dalla fine della Seconda guerra mondiale. La pista pare arrivi dalla Francia, dove gli inquirenti stanno indagando su un'altra strage, quella al ristorante ebraico Jo Goldenderg dell'agosto 1982. Secondo quanto riportato dalle indagini parigine, sarebbero gli stessi gli attentatori dei due attacchi.
Il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun ha così commentato: "Finalmente comincia a emergere la verità sull’attentato alla Sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982. E inizia a dissolversi la rete di connivenze che per 41 lunghi anni ha garantito l’impunità ai cinque terroristi del gruppo palestinese ‘Abu Nidal’".
E aggiunge: "Noi piangiamo ancora la morte di un bimbo di 2 anni, Stefano Gaj Taché, mentre le ferite hanno segnato la vita di decine di membri della nostra Comunità, colpiti con bombe a mano e raffiche di mitra mentre si trovavano al Tempio per festeggiare lo Sheminì Azeret. La Comunità ebraica di Roma ha denunciato più volte le coperture offerte ai terroristi".
Il presidente ringrazia la Procura romana e la Digos per non aver chiuso le indagini e al contempo spera che un giorno si possa finalmente arrivare ad avere giustizia per le vittime. "Chiediamo al Governo italiano di fare tutto ciò che è nei suoi poteri per ottenere l’estradizione dei terroristi che si trovano, a quanto sembra, in Giordania e in Cisgiordania. Nessuna impunità per il terrorismo, mai" afferma adesso la Comunità ebraica.