È stata soprannominata Armageddon la tempesta perfetta che si è abbattuta sulla Crimea nelle scorse ore. Questa è la definizione utilizzata dal governatore locale, Serghei Aksyonov, in riferimento a quanto si è abbattuto poco prima sulla penisola del Mar Nero. Il territorio, formalmente annesso alla Russia dal 2014, ha dichiarato lo stato di emergenza per diversi comuni della zona.
Al momento una stima dei danni parla di circa mezzo milione di cittadini della Crimea rimasti senza elettricità. Durante la tempesta sono state raggiunte raffiche di vento pari a 144 chilometri orari. A diramare alcuni dati sulla situazione attuale è il ministero russo per le situazioni di Emergenza.
Per ora il bilancio parla di una persona dispersa e quattro rimaste ferite. La giornata odierna (e si presume non solo questa) è stata proclamata come non lavorativa, invitando così le persone a rimanere chiuse all’interno delle proprie abitazioni. È però anche all’interno delle case che si registrano i problemi, con oltre 500mila persone rimaste senza energia elettrica.
A questo bilancio si aggiunge il danno causato alle infrastrutture delle cittadine dell’area. Tra le distruzioni più gravi si conta quella dell’acquario di Sebastopoli, che ha causato la morte di oltre 500 animali marini. Il governatore della città portuale, Mikhail Razvozhaev, ha elencato le devastazioni nel centro urbano. I venti hanno causato l’abbattimento di 189 alberi e danneggiato i tetti di oltre 42 condomini.
Proprio nel marzo scorso il presidente russo Vladimir Putin ha visitato la Crimea in un viaggio a sorpresa, nove anni dopo l'annessione al Cremlino. Il luogo è simbolo dello scontro tra Mosca e Kiev, di fatto punto di avvio di tutta l'offensiva che poi ha ampliato le mire all'intera ucraina.
Se ad inizio conflitto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si era opposto ad ogni concessione, negli ultimi mesi ha aperto per la prima volta a possibili negoziati in merito a quest'area.