Negli ultimi anni, l'Italia ha registrato un significativo aumento delle nuove diagnosi di HIV, in particolare tra le persone oltre i 50 anni. Questa fascia d'età ha visto un incremento dal 20% nel 2015 al 31% nel 2022. Sorprendentemente, l'80% di queste diagnosi sono state identificate in stadi avanzati della malattia, spesso quando l'HIV è già progredito in AIDS.
La pandemia COVID-19 ha portato a una preoccupante rinascita dell'HIV in Italia. Dopo un decennio di calo costante, il 2022 ha registrato 1.888 nuovi casi, segnando un aumento del 32% rispetto al 2020. Tuttavia, è importante notare che l'incidenza in Italia rimane inferiore alla media dell'Unione Europea, con 3,2 nuovi casi ogni 100.000 abitanti contro 5,1.
La maggior parte dei nuovi casi di HIV (84%) è attribuibile a rapporti sessuali, suddivisi quasi equamente tra eterosessuali (43%) e omosessuali (41%). Gli uomini rappresentano la maggioranza dei casi (79%), con una età media di 43 anni per gli uomini e 41 per le donne. La fascia di età con l'incidenza più alta è tra i 30 e i 39 anni, con un tasso significativamente più alto tra i maschi.
Le regioni del Lazio, della Toscana, dell'Abruzzo e della Campania hanno registrato le incidenze più elevate.
La diagnosi tardiva dell'HIV ha gravi implicazioni. Oltre la metà delle persone diagnosticate nel 2022 erano in uno stadio avanzato della malattia, riducendo l'efficacia della terapia antiretrovirale. Inoltre, questa situazione aumenta il rischio di trasmissione involontaria del virus a causa della mancanza di misure preventive adeguate. In particolare, si nota una diminuzione dell'attitudine a effettuare il test HIV dopo un contatto sessuale non protetto.
Dal 2016 al 2020, si è registrata una diminuzione del numero di nuove diagnosi di HIV tra la popolazione straniera in Italia, sebbene ci sia stato un lieve aumento negli ultimi due anni, in seguito alla pandemia di COVID-19. Parallelamente, si osserva una diminuzione dell'attitudine a sottoporsi al test HIV dopo contatti sessuali non protetti, nonostante un aumento dei test effettuati in presenza di sintomi legati all'HIV. Solo il 24,3% delle persone ha effettuato il test a seguito di comportamenti sessuali a rischio.
Dal 1982 ad oggi, l'Italia ha registrato 72.556 casi di AIDS, con 47.408 decessi entro il 2020. Nel 2022, sono state notificate 403 nuove diagnosi di AIDS, con un tasso di incidenza di 0,7 casi per 100.000 residenti. La patologia più comune di esordio tra coloro che non hanno ricevuto trattamenti antiretrovirali pre-AIDS è la polmonite da Pneumocystis jirovecii (21,9% nel 2022). Preoccupante è il dato che il 75,4% delle persone diagnosticate con AIDS nel 2022 non aveva ricevuto terapia antiretrovirale prima della diagnosi.
Si stima che in Italia ci siano circa 140.000 persone viventi con HIV, di cui circa 15.000 potrebbero non essere ancora consapevoli della loro sieropositività. Questo aspetto è critico, poiché impedisce l'accesso a terapie antiretrovirali altamente efficaci e aumenta il rischio di trasmissione involontaria del virus. La diagnosi tardiva porta anche a costi più elevati per la comunità e un sistema immunitario più compromesso.
Il contagio HIV avviene principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti. Il preservativo rimane uno dei principali mezzi di prevenzione. La profilassi pre-esposizione (PrEP), un trattamento preventivo sotto forma di compressa antiretrovirale, è un'altra misura efficace, specialmente per chi prevede di avere rapporti sessuali promiscui. Tuttavia, l'utilizzo della PrEP potrebbe anche aumentare comportamenti sessuali a rischio, esponendo a malattie a trasmissione sessuale come la sifilide.
L'educazione alla prevenzione è fondamentale, specialmente tra i giovani. Il dialogo aperto e l'informazione su metodi di prevenzione, come l'uso del preservativo e la PrEP, sono fondamentali. Test HIV facilmente accessibili e a basso costo, disponibili in farmacia, permettono di identificare precocemente l'infezione, favorendo l'inizio tempestivo della terapia.