Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia, ha deposto oggi, 1 dicembre 2023, a Palermo, per il processo che vede imputato Matteo Salvini per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti nel 2019. Gatti ha descritto la terribile condizione, fisica e psicologica, in cui versavano le persone a bordo della nave della Open Arms, di cui le autorità erano perfettamente al corrente.
Una descrizione tremenda, dove orrore e rabbia si confondono e si mischiano.
Nella sua deposizione di oggi al processo di Palermo in cui è imputato l'ex ministro degli Interni Salvini, il presidente di Open Arms Italia e capo missione Riccardo Gatti ha raccontato quanto difficili fossero le condizioni a bordo dell'imbarcazione, fermata per 20 giorni senza poter procedere allo sbarco dei 147 migranti a bordo.
Una vicenda per la quale l'allora ministro degli Interni Matteo Salvini deve ora rispondere per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio.
Gatti, confermando quanto già affermato dai volontari della ong, ha descritto una situazione fuori controllo, caratterizzata da una disperazione estrema, al punto da spingere alcuni migranti verso il suicidio.
Il disagio psicologico, spiega il presidente della ong in Italia, era alimentato sia dalle difficili condizioni igienico-sanitarie sia dalla confusione di quella situazione surreale, con un nervosismo dilagante che, dichiara Gatti, rese "sempre più difficile mantenere il rapporto di fiducia nei nostri confronti".
Nella sua deposizione, rilasciata nell’aula bunker del carcere Ucciardone, davanti alla Corte presieduta da Roberto Murgia, Gatti chiarisce che le autorità italiane sapevano in quali drammatiche condizioni si trovassero i passeggeri a bordo della nave della ong.
Parole che gettano ulteriori ombre sull'operato di Salvini, che tuttavia continua a difendersi dichiarando di "aver difeso l'Italia".
Infine, Gatti ha spiegato anche i motivi per cui non fu possibile dirigersi verso la Spagna, che si era offerta come porto sicuro alternativo.