I debiti dei genitori passano agli eredi? Quando gli eredi non devono pagare nulla? La trasmissibilità dei debiti agli eredi è una questione molto delicata; ad affrontarla sono il coniuge superstite o i figli. È importante notare che i debiti non vengono trasmessi automaticamente: per sanare le pendenze del defunto genitore, è indispensabile accettare l’eredità. Vediamo insieme quali sono i debiti che si trasmettono agli eredi.
I debiti vengono trasferiti nel patrimonio ereditario, quindi cadono in successione. In altre parole, con l’accettazione dell’eredità, gli eredi devono rispondere delle attività e passività presenti nel patrimonio. Insomma, nell’eredità finiscono tanto le gioie quanto i dolori. Il fatto è che l’erede risponde nei limiti previsti dalla normativa, ovvero per la propria quota di eredità.
Chi paga i debiti di un genitore defunto? Il trasferimento dei debiti non avviene automaticamente alla morte del genitore. La norma prevede, infatti, l’accettazione dell’eredità da parte degli eredi. Non si tratta di una formalità, ma di una condizione indispensabile che permette ai creditori di avanzare pretese nei confronti dei figli.
Pertanto, gli eredi possono evitare di pagare i debiti rinunciando all’eredità. Si tratta di un atto redatto dinanzi al cancelliere del tribunale o notaio.
Come si legge su laleggepertutti.it, se l’erede è seriamente preoccupato che i debiti superino di gran lunga il valore del patrimonio, può presentare una richiesta di accettazione dell’eredità con beneficio di inventario.
In questo modo, l’erede risponde dei debiti, in base alla propria quota, e limitatamente al patrimonio ereditario, escludendo il patrimonio personale. Questa soluzione permette di bloccare ogni possibile azione di pignoramento futuro nei confronti della casa dell’erede, ma anche del conto corrente e altro ancora.
È importante notare che l’erede dispone di 10 anni di tempo per decidere se accettare o meno l’eredità. Tuttavia, si tratta di un periodo di tempo transitorio che può essere interrotto dal creditore su istanza del giudice.
Inoltre, l’erede si trova nella posizione di prendere tempo prima di decidere cosa fare del patrimonio ereditario, ma può anche evitare ogni incombenza legata al ritiro delle raccomandate dirette al genitore defunto.
Come detto sopra, con la successione l'erede acquista le passività e attività contenute nell'asse ereditario. Pertanto, è indispensabile che l’erede si tuteli per non rischiare di dover pagare i creditori con i propri risparmi.
Rinunciando all’eredità, non è obbligato a sanare le pendenze debitorie del genitore defunto, ma è necessario prestare attenzione a non compiere atti di accettazione tacita dell’eredità.
Questo perché la normativa prevede l’accettazione dell’eredità mediante notaio o cancellerie del tribunale, ma anche con la gestione del patrimonio del defunto. Come? Ad esempio, basta prelevare del denaro dal conto corrente del defunto per accettare l’eredità in forma tacita. Questa forma di accettazione non può essere revocata.
La gestione del patrimonio del defunto ristringe i tempi di accettazione o rinuncia all’eredità; chi è in possesso dei beni del defunto non dovrà rispettare i dieci anni ordinari, ma dovrà considerare altre scadenze per evitare di rispondere come erede puro:
• almeno 3 mesi a partire dalla data di decesso per redigere l’inventario del patrimonio del defunto;
• nei successivi 40 giorni procedere alla rinuncia o all’accettazione del patrimonio ereditato.
Quali debiti non si trasmettono agli eredi? Non tutti i debiti si trasmettono agli eredi; alcuni si estinguono con la morte del debitore. In sintesi, i debiti non trasmissibili agli eredi riguardano: