È stato fermato in Svizzera dopo giorni di serrate ricerche Khadim Hussain, il 29enne di origine pakistana sospettato di aver ucciso il coinquilino Ahmad Sajid, di 31 anni, a Covo, in provincia di Bergamo. Quando gli agenti locali lo hanno tratto in arresto, nella tarda serata di ieri, 19 dicembre, l'uomo era su un autobus cittadino con i vestiti ancora sporchi di sangue.
Gli inquirenti si erano messi sulle tracce di Hussain dopo aver scoperto il corpo senza vita del coinquilino Ahmad Sajid nell'abitazione che condividevano con altri operai stranieri a Covo, nella Bergamasca. Erano state le altre persone presenti a puntare il dito contro di lui, parlando di una lite sfociata nel sangue.
Stando a quanto ricostruito finora, Sajid, di 31 anni, sarebbe stato accoltellato al petto a causa di una discussione di natura etnica e religiosa. Dopo averlo colpito Hussain avrebbe preso il primo treno per Milano, per poi mettersi in viaggio in autobus verso la Germania.
Una fuga durata qualche ora. Superato il confine svizzero, l'uomo sarebbe infatti incappato in un controllo di polizia, venendo fermato. Al momento dell'arresto indossava vestiti ancora sporchi di sangue. Nei prossimi giorni dovrebbe essere riconsegnato all'Italia.
Le indagini, coordinate dal pm Giampiero Golluccio e dal procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota, erano partite subito serratissime. Dopo l'allarme, lanciato attorno alle 16 di domenica, gli inquirenti erano riusciti in breve tempo a ricostruire i contatti della vittima, facendo luce su quanto accaduto negli attimi immediatamente precedenti al delitto.
Attraverso l'analisi delle celle telefoniche avrebbero poi ripercorso il tragitto compiuto dal sospettato, rintracciandolo all'estero. È probabile che l'uomo volesse raggiungere il territorio tedesco e trovare rifugio in qualche posto. Prima di arrivare in Italia avrebbe infatti lavorato in Germania come cuoco. Adesso faceva il maganizziere per una ditta di Vercelli, riporta Il Corriere della Sera.
La fuga di Hussein ricorda quella di Michael Alessandrini, il 30enne fermato in Romania dopo qualche giorno dall'omicidio dell'amico Pierpaolo Panzieri, consumatosi a Pesaro la sera del 20 febbraio scorso. Quando gli agenti locali lo avevano tratto in arresto, Alessandrini - che era diretto in Ucraina, dove avrebbe voluto arruolarsi - aveva confessato di aver ucciso il coetaneo "per gelosia".
Estradato in Italia (dopo un primo rifiuto), aveva poi cambiato versione, dicendo di essere stato spinto a farlo da un demone di cui sentirebbe in continuazione la voce. Gli esperti che lo hanno visitato in carcere lo hanno giudicato "seminfermo di mente, ma capace di stare a processo". Il gip Alessandra Marrone ha quindi deciso di rigettare la richiesta di trasferimento in una Rems presentata dai suoi difensori.
Stando a quanto ricostruito finora, il 30enne avrebbe colpito Panzieri con un coltello da cucina mentre erano a cena. Poi, a bordo della sua auto, si sarebbe allontanato dall'Italia. Se non fosse stato fermato, avrebbe potuto uccidere altre persone. È stato lui stesso a dichiararlo, sostenendo che andassero punite per una non ben definita colpa.
Un altro arresto estero che ha fatto particolarmente scalpore è stato quello di Filippo Turetta, il 22enne di Torreglia accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi a Vigonovo la sera dell'11 novembre scorso. Il ragazzo era stato trovato su un'autostrada nei pressi di Lipsia a bordo della sua Grande Fiat Punto nera, senza carburante.
Agli agenti tedeschi aveva subito confessato di aver ucciso la 22enne. Pochi giorni dopo è stato estradato in Italia. Attualmente è detenuto nel carcere di Montorio, a Verona. È accusato di sequestro di persona e omicidio volontario aggravato dal vincolo affettivo. Non è escluso però che gli vengano contestati altri reati.