Il gip di Palermo ha convalidato l'arresto per il maggiore dei due fratelli indagati per l'omicidio di Rosolino Celesia, il 22enne ucciso a colpi di pistola fuori dalla discoteca Notr3 di via Calvi nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 dicembre. Ascoltati dagli inquirenti, sia lui che il 17enne fermato hanno parlato di "legittima difesa". Ma gli interrogativi che ruotano attorno al caso sono ancora tanti.
I due fratelli indagati per l'omicidio di Rosolino Celesia, detto "Lino", hanno 17 e 22 anni di età. Nei confronti del secondo, il maggiore (che avrebbe anche un figlio piccolo), il gip di Palermo Giuliano Castiglia ha disposto, nelle scorse ore, la custodia cautelare in carcere. È accusato di detenzione illegale di arma da fuoco.
Il minore dovrà invece rispondere dell'accusa di omicidio: sarebbe stato lui, infatti, a sparare. Il giorno di Natale sarà ascoltato e davanti agli inquirenti dovrà ripercorrere quanto accaduto nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 dicembre. Per ora il legale che assiste lui e il fratello, l'avvocato Vanila Amoroso, ha fatto solo sapere che avrebbe agito "per difendersi, per paura".
Per capire perché bisogna fare un passo indietro. Vittima e carnefici "avevano già avuto una lite dieci giorni prima", ha spiegato l'avvocato. In quell'occasione Celesia avrebbe colpito con una bottiglia di vetro il fratello maggiorenne, ferendolo. Il minore, spaventato da ciò che aveva visto, nei giorni successivi avrebbe quindi acquistato una pistola al mercato di Ballarò.
Poi, in discoteca, la vittima avrebbe aggredito il più grande di nuovo, colpendolo alla testa e facendolo svenire. Il 17enne a quel punto avrebbe impugnato l'arma che aveva portato con sé, facendo fuoco. Negli attimi immediatamente successivi, dopo aver soccorso il fratello e averto riportato a casa, si sarebbe disfatto della pistola gettandola in mare a Vergine Maria. Infine, il giorno successivo, avrebbe chiamato i carabinieri, costituendosi.
Sulla versione del 17enne gli inquirenti nutrono dei dubbi. Il sospetto è che stia cercando di coprire qualcuno oppure di ridimensionare il ruolo avuto dal fratello maggiore nelle due risse intercorse con la vittima, prima alla Vucciria e poi al Notr3.
Restano ignoti, poi, i motivi di queste liti. L'unica cosa certa è che, a differenza del padre Celeste, ex consigliere della sesta circoscrizione comunale di Palermo e noto cantante neomelodico, indagato, in passato, per aver preso parte a una rapina in gioielleria a Sferracavallo, Rosilino Celesia non aveva precedenti penali.
In tanti lo ricordano, piuttosto, come una promessa del calcio. Prima di appendere le scarpette al chiodo, per anni, infatti, il 22enne aveva giocato a pallone, venendo reclutato anche dal Torino alle giovanili. Il suo sogno allora era la serie A, poi la vita lo aveva portato a fare altre scelte.
Mentre le indagini sul caso continuano serrate, in tanti sui social e non dedicano messaggi di cordoglio alla vittima e alla sua famiglia, ricordando degli eposidi simili avvenuti a Napoli. Quello di Giovanbattista Cutolo, ucciso a 24 anni fuori da un locale a due passi da Piazza del Plebiscito lo scorso 31 agosto.
Ma anche quello di Francesco Pio Maimone, morto a 18 anni dopo essere stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco davanti agli chalet della Mergellina, sul lungomare Napoletano. Per il suo omicidio è finito in carcere il 19enne Francesco Pio Valda, figlio del noto camorrista Ciro, morto a 34 anni in un agguato di mafia nel 2013 dopo una condanna per spaccio di droga.