La Procura di Brindisi ha disposto l'autopsia sul corpo di Pietro Gatti, il primario di 59 anni morto durante una battuta di pesca subacquea lo scorso 31 dicembre. L'ipotesi è che sia stato ucciso, ma il fascicolo d'inchiesta aperto per fare luce sul caso resta, per il momento, a carico di ignoti.
Pietro Gatti aveva 59 anni ed era originario di Ceglie Messapica. Insieme alla moglie risiedeva a Modugno, in provincia di Bari. Dirigeva il reparto di Medicina interna e il dipartimento di Area medica della Asl di Brindisi, ma recentemente era entrato anche a far parte del Comitato tecnico scientifico dell'intergruppo parlamentare "Dieta mediterranea: nutrizione, prevenzione e cultura", presieduto dalla deputata Marta Schifone.
Lo scorso 31 dicembre era uscito per una battuta di pesca subacquea. Attorno alle 14, non vedendolo rientrare e non riuscendo a mettersi in contatto con lui, i suoi familiari avevano dato l'allarme, denunciandone la scomparsa. I carabinieri avevano trovato la sua auto. Qualche ora dopo una motovedetta della Guardia costiera aveva recuperato il suo corpo senza vita nelle acque antistanti al litorale di Ostuni.
Indossava la sua tuta da sub e presentava, sul naso, una vistosa ferita. Per questo, nelle scorse ore, la Procura brindisina ha deciso di aprire, sul suo caso, un fascicolo d'inchiesta per omicidio colposo, disponendo anche l'autopsia. L'obiettivo è capire se dietro la sua morte si celi qualcuno, cioè se, durante l'immersione, possa essere stato investito da un'imbarcazione poi fuggita.
Sui social sono in tanti a ricordarlo con affetto e stima, soprattutto per il suo lavoro di medico. Lavoro che, durante l'emergenza sanitaria da Covid-19, gli era valso anche il riconoscimento di Cavaliere al merito.
ha fatto sapere il presidente dell’Omceo di Brindisi, Arturo Oliva, con una nota.
Qualche settimana fa aveva fatto notizia, sempre in Puglia, l'omicidio del fisioterapista di 63 anni Mauro Di Giacomo, ucciso a colpi di pistola a pochi passi dal portone d'ingresso dello stabile in cui viveva insieme alla moglie e ai due figli.
Stando ai risultati dell'autopsia effettuata sul suo corpo dal medico-legale incaricato dalla Procura, sarebbe stato raggiunto da proiettili in diverse aree del corpo, riportando una serie di lesioni contusive e diverse fratture. L'ipotesi è che, prima di sparargli, il suo killer l'abbia colpito con un oggetto contundente al culmine di una lite.
Per rintracciarlo gli inquirenti starebbero passando al setaccio i tabulati telefonici del cellulare della vittima. Avrebbero già ascoltato, invece, i residenti dell'edificio davanti al quale si è consumato il delitto. Un delitto brutale e apparentemente senza senso, come quello che poco prima aveva riguardato Francesca Romeo.
La 67enne, in servizio alla guardia medica di Santa Cristina in Aspromonte, a Reggio Calabria, era stata uccisa in un misterioso agguato mentre si trovava in auto con il marito Antonio Napoli alla fine del turno di lavoro. Sarebbe stata raggiunta da diversi colpi di arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata da qualcuno che l'aveva aspettata e che, probabilmente, conosceva le sue abitudini.
Tra le ipotesi avanzate da chi indaga, quella di un movente legato alla professione sua e del marito: sempre più medici e infermieri vengono infatti presi di mira per via del loro lavoro da pazienti o ex pazienti disperati, soprattutto se impiegati nei reparti di psichiatria e pronto soccorso, da sempre i più fragili.