La Procura di Bologna, guidata dal procuratore capo Giuseppe Amato, ha fatto sapere di aver aperto un nuovo fascicolo di indagine sui fatti della Uno Bianca, che tra il 1987 e il 1994 provocarono la morte di 24 persone e il ferimento di oltre 100 tra l'Emilia-Romagna e le Marche.
L'iniziativa deriva da un esposto presentato da alcuni dei familiari delle vittime lo scorso maggio. Esposto in cui si ipotizzava che le azioni criminali dei membri della banda già condannati, di cui alcuni appartenenti alle forze dell'ordine, fossero da inserire in un disegno eversivo, nel solco della strategia della tensione che in quegli anni insanguinava l'Italia.
All'indomani del 33esimo anniversario della strage del Pilastro, in cui persero la vita i carabinieri Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini, ne abbiamo parlato con l'avvocato Alessandro Gamberini, che insieme al collega Luca Moser assiste i parenti delle vittime.
Avvocato, come avete accolto la notizia della nuova indagine aperta dalla Procura di Bologna?
"Da tempo avevamo notizia che la Procura aveva coinvolto il nucleo interforze – composto da carabinieri e polizia – per sviluppare le indagini, alla luce dell’esposto che a maggio avevamo disposto e depositato a nome di alcuni dei familiari delle vittime, in particolare di molti dei familiari dei carabinieri uccisi.
In questo esposto avevamo prospettato il fatto che la vicenda della Uno Bianca andasse iscritta in un disegno terroristico-eversivo, che quello che era emerso fosse solo una parte della verità e, in particolare, che alcune delle complicità che questi criminali della Uno Bianca avevano avuto nel corso di ben sette anni di attività fossero rimaste oscure.
La Procura ha ascoltato e ha, secondo noi, interpretato correttamente l’esposto. Attualmente ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti, per omicidio (perché i molti altri delitti che potrebbero aver coinvolto altri soggetti sono ormai prescritti) e su questa base abbiamo notizia che ci siano sviluppi interessanti. Ancora non sono emersi pubblicamente, ma emergeranno".
Quali aspetti, in particolare, potrebbero essere chiariti, tra i tanti rimasti oscuri?
"Penso che si possa fare chiarezza su alcuni degli episodi più cruenti: l’omicidio dei carabinieri del Pilastro del 4 gennaio del 1991, l’omicidio dei due carabinieri di Castel Maggiore del 1988 e poi una serie di fatti criminali che ruotano attorno a queste vicende.
Ho citato tra i primi questi omicidi perché sono quelli sui quali sono emersi gli aspetti più inquietanti della storia della banda della Uno Bianca. Nell’esposto di 250 cartelle li abbiamo indicati tutti. A nostro avviso la Procura sta seguendo la nostra traccia e l’arricchirà con le indagini in corso".
Le nuove indagini fanno riferimento a presunti mandanti e complici dei criminali già condannati…
"Sì, persone che ancora non hanno avuto spazio".
E l’ipotesi, ripetiamolo, è che tutte le loro azioni facessero parte di un disegno terroristico-eversivo…
"Un disegno terroristico-eversivo allora ancora in corso. I delitti iniziano nel 1987. Non bisogna dimenticare che per tutti gli anni Ottanta sono andate avanti vicende stragiste. Penso all’attentato al Rapido 904 tra Bologna e Firenze del 1985, penso all’arresto di Licio Gelli del 1987 e alle minacce che lui fece, quando fu estradato in Italia, di fare rivelazioni.
Insomma, ci sono una serie di fatti che illuminano come coincidenze non casuali l’inizio dell’attività criminale della Uno Bianca, che per sette anni ha potuto godere di immunità grazie alle coperture che aveva. Diversamente i membri che la componevano sarebbero stati scoperti dopo pochissimo tempo".
Sembra dimostrare la vostra tesi anche il fatto che, apparentemente, agirono senza movente…
"Assolutamente. Per un anno intero hanno commesso delitti privi anche di un fine di lucro come copertura. Ci sono mille indizi che portano alla direzione terroristica".
Qual è il vostro obiettivo, a distanza di tanti anni dai fatti?
"L’obiettivo dei familiari che per nostro tramite hanno presentato l’esposto è arrivare alla verità".