Si è detto "pentito" per ciò che ha fatto, presentandosi in Questura e costituendosi dopo l'arresto del complice Alex Baiocco, di 24: ecco chi è Michele Di Rosa, il 18enne fermato per aver teso un cavo d'acciaio in strada a Milano. Si cerca il terzo ragazzo che era con loro, un minorenne al quale entrambi si sarebbero rivolti con il diminutivo di "Ema", già identificato ma irrintracciabile.
Con queste parole Michele Di Rosa, 18 anni compiuti da meno di sei mesi, si è rivolto ai poliziotti dopo essersi presentato spontaneamente in Questura a Monza con il padre e un avvocato per denunciare di aver preso parte ai fatti consumatisi in viale Toscana, a Milano, la sera del 4 gennaio scorso.
Stando a quanto ricostruito finora, insieme a due complici - il 24enne Alex Baiocco, già in stato di arresto, e un minorenne ancora ricercato -, il 18enne originario di Cologno Monzese avrebbe teso un cavo d'acciaio tra le corsie, mettendo a rischio l'incolumità dei passanti.
È accusato di blocco stradale. Nelle scorse è stato accompagnato nella caserma dell'Arma di Monza, dove gli inquirenti lo hanno interrogato a lungo, come già avevano fatto con l'amico Baiocco. Se il secondo aveva cercato di ridurre quanto commesso a una bravata, il primo si sarebbe però pentito seriamente. A dichiararlo è stato il legale che lo assiste, l'avvocato Gaetano Giamboi.
ha riferito al Corriere della Sera, senza entrare nel merito delle dichiarazioni spontanee rilasciate dal ragazzo che, in attesa dell'udienza di convalida del fermo - che potrebbe tenersi già oggi, 8 gennaio, davanti al gip Andrea Giudici - è stato intanto rinchiuso in carcere a Monza.
Non è chiaro se il 18enne - con piccoli precedenti di bullismo alle spalle - abbia ammesso di aver fatto uso di droghe e alcol, come ha detto invece Baiocco, che da tempo era in cura presso l'ospedale San Paolo per problemi psichiatrici.
Nelle scorse ore, ascoltato, il 24enne ha reso nota la sua versione dei fatti, spiegando di aver conosciuto i suoi due complici, "Miki" ed "Ema", il minorenne ancora ricercato, sui social e di aver iniziato a vederli sporadicamente, decidendo di contattarli la sera dei fatti perché si annoiava.
Era "triste, con l'umore basso", ha detto al gip Domenico Santoro e al pm Enrico Pavone, titolare delle indagini sul caso, prima di entrare nel dettaglio, riferendo di essersi imbattuto nel cavo nei pressi di un cantiere e di averlo poi usato per "giocare" dopo essere uscito di casa con gli amici.
Un residente della zona li aveva visti dalla finestra, ma non aveva fatto in tempo a dare l'allarme: mentre i tre si dileguavano a bordo di uno scooter elettrico noleggiato dopo essersi resi conto di essere stati colti in flagrante, un'auto era andata a scontrarsi contro il cavo, spaccandosi. Il conducente, per fortuna, era rimasto illeso. Se al suo posto ci fosse stato un motociclista o un pedone sarebbe potuta andare diversamente.
Per questo Baiocco era stato accusato di strage e attentato alla sicurezza e ai trasporti. Quando il gip ne ha convalidato l'arresto, definendo la sua condotta "assurda e scellerata", ha però ritenuto di contestargli solo il blocco stradale per mancanza del "dolo specifico di uccidere". La stessa accusa riconosciuta a Di Rosa e al terzo ragazzo immischiato nella vicenda, identificato grazie all'analisi degli account social di Baiocco, ma al momento irrintracciabile.