È stato rintracciato il secondo complice di Alex Baiocco, il 24enne fermato per aver teso un cavo d'acciaio in strada a Milano. Il ragazzo, minorenne, avrebbe confessato ai genitori quanto commesso, chiedendo loro di mettersi in contatto con il 112. Attualmente sarebbe ricoverato nel reparto di psichiatria dell'ospedale Niguarda in gravi condizioni.
Negli scorsi giorni gli inquirenti avevano tratto in arresto il 18enne Michele Di Rosa, che spontaneamente, insieme al padre e all'avvocato Gaetano Giamboi, si era presentato in Questura a Monza per dichiarare di aver preso parte ai fatti consumatisi in viale Toscana, a Milano, la notte del 4 gennaio scorso.
Ancor prima i poliziotti avevano fermato il 24enne Alex Baiocco, attualmente detenuto nel carcere di San Vittore. L'accusa mossa nei loro confronti è di blocco stradale: di comune accordo, qualche sera fa, avevano deciso di tendere un cavo d'acciaio da un lato all'altro della carreggiata in una zona trafficata di Milano, mettendo a rischio l'incolumità di eventuali passanti.
Insieme a loro c'era anche un terzo ragazzo, un 17enne che nelle scorse ore - dopo giorni di ricerche - è stato rintracciato dagli inquirenti. Si chiama Emanuele, per gli amici "Ema" e, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, sarebbe ricoverato in gravi condizioni al Niguarda di Milano da venerdì scorso.
Sarebbero stati i genitori a denunciarlo, mettendosi in contatto con il 112. Una volta compiuti i dovuti accertamenti, gli atti che lo riguardano saranno inviati alla Procura per i minorenni. Nei confronti di Rosa si terrà oggi, intanto, l'udienza di convalida del fermo davanti al gip Domenico Santoro.
Per il 24enne Alex Baiocco il pm potrebbe chiedere una perizia psichiatrica. Nel convalidarne l'arresto, il gip di Milano aveva infatti disposto che la direzione del carcere trasmettesse con urgenza alla Procura una "dettagliata ed approfondita relazione sanitaria" sulle sue condizioni di salute psico-fisica.
Sembra che il giovane sia affetto da un grave disturbo bipolare della personalità e che in passato abbia più volte manifestato sintomi depressivi-maniacali, venendo addirittura ricoverato. Agli inquirenti ha riferito di essere in cura al reparto di psichiatria del San Paolo e di aver deciso di fare ciò che ha fatto, insieme ai suoi due complici, sotto l'effetto di alcol e droghe, perché "si annoiava".
Una bravata, insomma. Nata quando i tre, conosciutisi sui social, avrebbero trovato il cavo d'acciaio nei pressi di un cantiere dopo essere usciti per trascorrere insieme la serata, decidendo di usarlo per "giocare per fare il salto della corda" e poi in strada.
A sventare il peggio era stato un residente della zona, che dopo aver sentito dei rumori, nella nottata del 4 gennaio, si era affacciato dalla finestra e, notando i giovani indaffarati con il cavo, aveva dato l'allarme. Un'auto si era comunque scontrata contro il filo, fissato a un'altezza di circa 140 centimetri, riportando gravi danni. Il conducente, per fortuna, era rimasto illeso.
Inizialmente si era ipotizzato che Baiocco potesse essere accusato anche di strage e di attentato alla sicurezza e ai trasporti. Poi, nel convalidarne il fermo, il gip Santoro - che aveva definito la sua condotta "assurda e scellerata" - aveva deciso di contestargli solo quella del blocco stradale aggravato (riconosciuta anche ai due complici), facendo cadere le altre perché, secondo lui, il ragazzo non avrebbe agito al fine di uccidere. Rischia fino a 12 anni di carcere.