Un misto di soddisfazione e impazienza contraddistingue i membri del comitato ‘Valle Galeria libera’ dopo l’udienza in Commissione bicamerale, che sta indagando sull'incendio scoppiato lo scorso 24 dicembre a Malagrotta, a Roma. Soddisfazione per esser stati, finalmente, ascoltati, e impazienza per l'attesa di questo ascolto da parte delle istituzioni durata davvero troppo a lungo.
Sono parole di soddisfazione le prime che vengono pronunciate dai membri del comitato ‘Valle Galeria libera’, all'uscita dall'udienza della Commissione bicamerale d'inchiesta che sta indagando sull'incendio esploso la scorsa vigilia di Natale nell'impianto rifiuti di Malagrotta, a Roma.
Soddisfazione per aver visto finalmente il loro disagio venire ascoltato dalle istituzioni. Un primo passo, nella speranza che sia seguito da altri, fino a dare completa giustizia a un territorio martoriato da anni da una gestione dei rifiuti criminale e dannosa per l'ambiente e per la salute.
Pur avendo ricevuto delle rassicurazioni sulla messa in sicurezza della zona - "Sappiamo che ci sono dei progetti ma niente di più" - i cittadini denunciano un'approssimazione sull'argomento fin troppo elevata.
Parole più dure vengono rivolte dai membri del comitato nei confronti della gestione dell'impianto di Malagrotta da parte di Manlio Cerroni, considerato il 'patron' della discarica di Malagrotta, la più grande d'Europa fino alla sua chiusura nel 2013.
Accuse che l'avvocato Alessandro Diddi, legale di Cerroni, non accetta categoricamente, rivendicando la bontà della gestione del suo cliente e richiamando il suo ruolo da luminare in materia di smaltimento dei rifiuti, confermato anche negli ultimi anni.
Per Diddi, le accuse andrebbero rivolte a chi ha gestito Malagrotta dopo la fuoriuscita di Cerroni, trasformando quella che definisce "una gestione efficientissima" nel disastro attuale. Un 'j'accuse' puntato direttamente verso il ceto politico e quello giudiziario.