La città di Guayaquil è il centro dell'ondata di violenza che in questi giorni sta scuotendo l'Ecuador. Colpita anche la capitale Quito. Tra gli episodi più cruenti, alcuni uomini armati e incappucciati hanno interrotto una trasmissione televisiva in diretta e preso degli ostaggi, poi liberati. Il bilancio è di 10 morti, tra cui due agenti delle forze dell'ordine assassinati a Nobol, e 3 feriti, mentre sono 14 le persone arrestate fino ad ora. Il Paese è preda di un "conflitto armato interno", così come lo ha definito il suo presidente, Daniel Noboa, che ha dichiarato lo stato di emergenza. I violenti disordini sono fomentati da organizzazioni criminali di narcotrafficanti e arrivano dopo l'evasione dal carcere di due esponenti di spicco. Negli ospedali garantiti solo i servizi indispensabili. Gli Stati Uniti dichiarano di essere molto preoccupati dall'escalation di violenza, mentre la polizia locale parla apertamente di "attacco terroristico". Soldiarietà all'Ecuador è stata espressa da Argentina, Colombia e Panama. Anche il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza e l'invio di forze militari lungo il confine settentrionale.
Durante una trasmissione del canale televisivo di Stato Tc, in diretta dalla città di Guayaquil, diversi uomini incappucciati hanno fatto irruzione nello studio, minacciando con le armi giornalisti e tecnici e costringendo tutti a stendersi sul pavimento. Attimi di puro terrore, vissuti in tempo reale dai telespettatori.
Nelle strazianti immagini, gli aggressori minacciano di morte gli ostaggi con granate e fucili. Alcuni dei presenti, inginocchiati a mani giunte, li pregano di risparmiarli. L'attacco armato è durato circa mezz'ora. All'improvviso, la luce nello studio televisivo è andata via, momento drammatico che ha preceduto l'arrivo delle polizia ecuadoriana.
Parte dei criminali è stata arrestata, mentre tutti gli ostaggi sono stati liberati. Negli attimi angosciosi del sequestro, uno dei giornalisti ha comunicato tramite WhatsApp con la polizia: "Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda". Nelle stesse ore, a Guayaquil, è stata segnalata una irruzione anche all'interno dell’università.
Oggi, il presidente ecuadoriano Daniel Noboa ha dichiarato lo stato di "conflitto armato interno" e ha ordinato la "neutralizzazione" dei gruppi criminali coinvolti nel narcotraffico, fomentatori delle violenze. Nel corso della giornata di ieri, come riporta il sindaco di Guayaquil, Aquiles Alvarez, diversi attacchi contro civili e forze dell'ordine hanno fatto registrare 10 morti e due feriti. Lo scenario è quello di una serrata guerriglia urbana.
Due addetti alla sicurezza di un grande magazzino sono stati uccisi. Le vittime si erano opposte all'irruzione dei criminali nel centro commerciale, molto affollato in quel momento, evitando così una strage. I disordini si sono poi estesi ad altre 7 province dello Stato. Inevitabile l'adozione dello stato di emergenza, che prevede l'intervento dell'esercito nelle prigioni, coprifuoco notturno fra le 23 e le 5 del mattino, restrizioni alle libertà di riunione e movimento, e alla privacy nelle comunicazioni.
Jaime Vela, capo del Comando congiunto delle Forze Armate dell'Ecuador, ha indicato che i 22 gruppi criminali organizzati transnazionali legati ai traffici di narcotraffico sono considerati "obiettivi militari", in linea con quanto dichiarato in precedenza dal presidente ecuadoriano. I ministri dell'Interno, della Difesa e le massime autorità del Centro di intelligence, tutti membri del Gabinetto di Sicurezza Strategica creato per affrontare l'emergenza, sono stati messi sotto scorta insieme ai loro familiari.
Tutto sembra aver avuto origine dalla sensazionale evasione di Adolfo Macías, noto con il nome di Fito, leader del gruppo criminale Los Choneros. Detenuto nel carcere di massima sicurezza del Litoral di Guayaquil, è fuggito indisturbato facendosi sostituire da un sosia. Considerato il capo indiscusso del narcotraffico del Paese, è stato condannato a 34 anni di carcere per una serie di reati, fra cui traffico di droga e omicidio. La sua evasione destabilizza ulteriormente la sicurezza dell'Ecuador, nazione tra le più pericolose del mondo.
Inoltre, le autorità locali hanno da poco reso noto che anche Fabricio Colón Pico, capo della banda dei Los Lobos, è riuscito a fuggire dal carcere di Riobamba, nella provincia di Chimborazo, dopo solo 3 giorni di fermo. Insieme al noto narcotrafficante sono evasi anche una trentina di reclusi. Disordini anche in molti istutiti di pena: a Turi, i carcerati in rivolta hanno sequestrato 49 agenti di sicurezza e 12 persone dello staff delle cucine, mentre ad Ambato, i detenuti in sciopero della fame hanno preso in ostaggio 15 guardie carcerarie.
L'Ambasciata d'Italia in Ecuador informa i cittadini italiani presenti nel Paese che è stato attivato il seguente numero di emergenza: +593(0) 999780861.