Un punto nevralgico per il riciclaggio di denaro ma anche per il commercio della droga. Non lo si direbbe visto che l'Ecuador era considerato fino a poche ore fa uno dei Paesi più tranquilli del Sudamerica, eppure dietro la facciata di Stato più sicuro rispetto ad altri si nascondono gruppi criminali armati e corruzione. Ne abbiamo parlato con l'analista geopolitico e scrittore Mattia Fossati.
Il problema che ha portato a tutto questo è la fuga di un personaggio molto importante: Adolfo Macias, il leader dei Los Choneros - il principale gruppo di narcotrafficanti che gestisce il traffico di cocaina sulla frontiera colombiana. Questo è qualcosa che si è 'perso': in Occidente non si capisce quanto l'Ecuador sia importante per il traffico di cocaina.
L'Ecuador è uno dei pochi Paesi a non aver ratificato un trattato internazionale e la Drug Enforcement Administration non può entrare lì ed in Bolivia. I narcotrafficanti colombiani hanno messo le piantagioni sul confine ecuadoriano, buona parte è prodotta lì.
Il porto di Guayaquil è diventato un altro punto importante per l'esportazione della droga. C'è stata in Ecuador dal 2018 in poi una vera e propria guerra contro il narcotraffico perché sappiamo che sono presenti cartelli colombiani e messicani assieme alla guerriglia colombiana e si è trasformata in una piccola lavanderia dove far entrare dollari e dove è diffusa la corruzione. Negli ultimi venti anni ci si è occupati molto di Colombia e poco di altri Paesi.
E' una cosa semplice: come in Italia ci sono infiltrazioni mafiose, il narcotraffico finanzia le campagne elettorali di molti politici. Se pensiamo al Paraguay ogni 2\3 anni ci sono inchieste sull'influenza dei narcotrafficanti sulla politica per impedire la promulgazione di leggi più severe contro di loro.
In Ecuador c'è un problema più grande: l'economia è dollarizzata e il riciclaggio di denaro è semplice, il tutto favorito da leggi molto blande. Inoltre il confine tra Ecuador e Colombia è poco controllato.
Nessuno sa come sia riuscito a scappare ma ci sono diverse ipotesi. Molto spesso viene detto che c'è stato un piano di fuga ma poi nella realtà ci sono casi di corruzione: in Paraguay nel 2020 sono scappate 90 persone dalla porta principale del carcere ma è stato detto che scapparono da un buco.
Il punto interessante è che il gruppo di Fito - soprannome di Macias-, i Los Choneros sono legati al Cártel de Jalisco Nueva Generación: è un cartello messicano interessante nato dalla scissione dal Cartello di Sinaloa per il traffico di metanfetamine nel 2010. Si tratta di un'organizzazione criminale molto violenta. Il principale gruppo criminale ecuadoriano è legato con un cartello messicano.
A livello di sicurezza, nelle città più grandi, si vive in maniera mediamente tranquilla. E' sorprendente questa escalation, l'interesse è mantenere l'Ecuador tranquillo per fare affari - anche per il riciclaggio di denaro. I dati generali sulla violenza consegnano l'immagine di un Paese tranquillo, se un gruppo criminale arriva a fare determinate cose vuole qualcosa di grande...
Probabilmente una norma sul trattamento carcerario più lasca. Oggi c'è un presidente molto giovane in Ecuador: Noboa che ha 36 anni. I cartelli hanno scelto un momento 'giusto' per fare quello che stanno facendo.
Spero sia ben consigliato. L'Ecuador da questo punto di vista ha avuto una storia abbastanza travagliata.
Una guerra tra Stati è difficile, il rischio di conflitti interni meno. L'8 gennaio di un anno fa i sostenitori di Bolsonaro hanno assaltato palazzi delle massime istituzioni a Brasilia. Non credo ci saranno problemi tra Guyana e Venezuela soprattutto perché Lula è molto legato a Maduro...per quanto riguarda i conflitti interni negli Stati sudamericani il discorso è diverso: s'ignora ad esempio che dal 1948 è in corso una guerra interna ed alcune zone del Paese sono interdette poiché in mano a gruppi criminali come il clan del Golfo. I conflitti interni ci sono già e non fa notizia in Occidente finché non capita qualcosa come in Ecuador.