Pensioni: dal bonus al Superbonus lavoro per gli over 71, cosa ci aspetta? Per le pensioni in vista, ci sono brutte notizie. Sta per arrivare la tempesta perfetta che travolgerà chi compie 71 anni di età. Stravolta, non ci sarà il bonus Maroni a tappare le ali al pensionamento, né nuove prospettive di ritiro anticipato flessibile.
Ancora una volta, si pensa di disincentivare l'uscita anticipata dal lavoro offrendo, in cambio, una riduzione delle tasse del 33% girato in netto in busta paga. Più che una nuova misura, appare come l'ennesimo tentativo di coprire falle nel sistema previdenziale italiano. Vediamo insieme come dovrebbe funzionare il Superbonus per i lavoratori.
Per il 2024, si pensa a disincentivare l'uscita anticipata dal lavoro offrendo a chi compie 71 anni di età un nuovo incentivo, che secondo chi lo propone, risulta essere molto più accattivante del bonus Maroni di Quota 103.
Come preannunciato in più occasioni, i prossimi interventi saranno diretti a sostenere il sistema pensionistico italiano nel disincentivare l'accesso alla pensione, anche maturando i requisiti.
Questo è quanto emerge dallo studio pubblicato dal Centro Studi Itinerari Previdenziali nell'11° rapporto "Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano: Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell'assistenza per l'anno 2022".
Che il nuovo Superbonus lavoro sia, insomma, un modo per rendere più difficile l'accesso alla pensione è stato chiaro sin da subito.
Di fatto, siamo passati dalla misura Quota 100 al Superbonus lavoro senza troppi sotterfugi, senza nascondere l'intento di tentare ogni strada possibile per ostacolare l'accesso alla pensione.
Alla fine, pochi saranno i pensionati che potranno brindare al traguardo raggiunto. La pensione anticipata Quota 100, anche se cristallizzata, resterà un lontano ricordo, così come Quota 102 e 103, per non parlare di Opzione donna e Ape sociale. Pochi parleranno, ancora, dei diritti dei lavoratori. Forse è lecito chiedersi se mai ci sarà una pensione futura.
Alla luce dell'ultimo studio, la strada da percorrere è quella di disincentivare l'uscita dal mondo del lavoro per coloro che possono ancora lavorare, e non si tratta più della cristallizzazione del diritto alla pensione. Un sistema semplice che ha permesso a molti lavoratori di scegliere se restare sul posto di lavoro o collocarsi in quiescenza tramite la misura per la quale hanno maturato i requisiti.
Non è il bonus Maroni, che permette al lavoratore di non andare in pensione per ricevere più soldi in busta paga, uno sgravio del 9,19% con l'aggiunto del contributo IVS 1%.
Più precisamente, la nuova iniziativa riguarda un bonus lavoro per gli over 71, insomma, altro non è che un incentivo per restare a lavoro fino a quando se ne ha la forza.
La paura e il rischio di vedersi accreditare un assegno pensione minimo spingerebbe i lavoratori over 71 a restare sul posto di lavoro, a rinunciare alla pensione, ricevendo in cambio la quota di contributiva del 33% al netto delle imposte in busta paga per almeno un triennio.
Fin qui potrebbe sembrare tutto abbastanza normale, se non fosse che le nuove iniziative potrebbero essere più rivolte a disincentivare l'accesso alla pensione che a garantire un trattamento economico equo per tutti i lavoratori.
Secondo il Centro Studi Itinerari Previdenziali, per sostenere le casse dell'INPS, servirebbe un bonus lavoro per gli over 71 anni, denominato 'Superbonus lavoro'.
In base a quanto riportato da investireoggi.it, lo studio mette in evidenza il processo di invecchiamento della popolazione correlato alla stabilità dei conti pubblici.
Pertanto, per risollevare l'INPS, basterebbe posticipare i requisiti di pensionamento applicando i due stabilizzatori automatici nel seguente modo:
In altre parole, verrebbe innescato l'adeguamento dell'età pensionabile alla crescita dell'aspettativa di vita dell'ultimo triennio e, comunque, a partire dal 2025.