L'accordo sui migranti tra Italia e Albania non viola la Costituzione albanese: questo è quanto deciso dalla Corte Costituzionale di Tirana dando, dunque, la propria approvazione al testo. Bocciata, dunque, la richiesta di 30 deputati dell'opposizione di annullare il patto tra i due Paesi.
Passaggio decisivo per il protocollo sui migranti firmato il 6 novembre 2023 dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo omologo albanese Edi Rama.
La Corte Costituzionale albanese ha stabilito, infatti, che il testo dell'accordo non presenta elementi che vadano in contrasto con quanto stabilito dalla Costituzione albanese. Si tratta di un passaggio fondamentale per la ratifica definitiva del patto, su cui ora dovrà pronunciarsi il Parlamento, dove Rama detiene la maggioranza dei seggi.
La Consulta ha, quindi, respinto il tentativo di ricorso fatto da 30 deputati dell'opposizione, appartenenti al Partito democratico albanese, sebbene con una maggioranza risicata. Hanno votato contro il ricorso, infatti, cinque giudici della Corte sui nove in totale.
Il Protocollo di cooperazione sui migranti tra i due Paesi prosegue, dunque, il proprio percorso nei rispettivi Parlamenti. In Italia, il testo ha ricevuto il via libera dalla Camera dei Deputati e sarà ora discusso in Senato.
L'accordo prevede una stretta collaborazione tra i due Paesi nella gestione dei flussi migratori che interessano la rotta del Mediterraneo.
In particolare, l'Albania ospiterà la costruzione di due centri di accoglienza, che saranno edificati:
Le due strutture accoglieranno un totale di circa 3mila migranti, che saranno ospitati per il tempo necessario alla loro identificazione e al controllo delle loro condizioni sanitarie. Al termine di questa fase, i migranti potranno essere trasferiti in Italia.
L'Albania si assume la responsabilità del controllo e della sorveglianza delle due strutture.
Le spese sono interamente a carico del governo italiano - fatto, questo, che ha provocato durissime reazioni da parte delle opposizioni - e il patto ha una validità di cinque anni, prorogabile per i successivi cinque automaticamente.