10 Feb, 2024 - 10:30

La storia di Emanuele Scieri, il parà della Folgore morto in caserma all'età di 26 anni

La storia di Emanuele Scieri, il parà della Folgore morto in caserma all'età di 26 anni

Emanuele Scieri fu trovato morto nella caserma a cui era stato assegnato come parà all’età di 26 anni. Era il 1999. Quasi ventiquattro anni dopo, nel 2023, i giudici della Corte d’Assise di Pisa hanno condannato due suoi colleghi più anziani: lo avrebbero ucciso perché si era ribellato ai loro atti di nonnismo. La sua storia, segnata da depistaggi e silenzi omertosi, lascia ancora oggi attonita l’opinione pubblica.

La storia di Emanuele Scieri

Chi era Emanuele Scieri

Quando fu trovato morto, il 16 agosto del 1999, Emanuele Scieri aveva 26 anni. Nato a Siracusa, laureato in giurisprudenza e già avviato alla pratica forense, era stato chiamato a servire la Patria come soldato di leva. A luglio era partito alla volta di Firenze, dove aveva frequentato il Car, il Centro di addestramento delle reclute della Folgore.

Il 13 agosto, insieme a 70 commilitoni, era stato trasferito presso la caserma Gamerra di Pisa. Era il più grande, gli altri – quasi tutti ventenni appena diplomati – lo chiamavano l’avvocato. Non poteva sapere, nessuno poteva sapere, che di lì a poche ore sarebbe stato ucciso.

Emanuele Scieri
Un'immagine d'archivio di Emanuele Scieri (Ansa).

Dopo aver disfatto i bagagli aveva deciso di trascorrere qualche ora di libera uscita con i compagni. Mentre era fuori, alle 20.30, come tutte le sere, aveva chiamato a casa:

virgolette
Me lo ricordo di buon umore, sereno. ‘Indovinate dove sono?’, ci disse. ‘Proprio sotto la Torre pendente’,

avrebbe ricordato la madre molti anni dopo. Fu l’ultima telefonata che fece ai genitori e al fratello. Alle 22.15, quando rientrarono, il 26enne si trattenne a fumare una sigaretta su un vialetto che conduceva a una torre in muratura adoperata per l’asciugatura dei paracadute. Poi scomparve nel nulla. Nessuno, però, lo cercò, neanche dopo che, alle 23.45, non rispose al contrappello, venendo segnalato per diserzione.

Com'è morto Emanuele Scieri

Sarebbe stato trovato morto solo tre giorni più tardi, ai piedi della torretta, dove i colleghi più anziani erano soliti ritrovarsi. Si pensò immediatamente a un caso di suicidio: Scieri poteva essersi buttato volontariamente, morendo a causa del violento impatto con il terreno.

Nel 2018, grazie al lavoro della Procura di Pisa, che aveva riaperto le indagini attingendo dal copioso dossier prodotto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 2015 con l’intento di fare luce sul caso dopo i ripetuti appelli dei familiari – che si rifiutavano di credere che il ragazzo si fosse tolto la vita o fosse caduto in maniera accidentale per una bravata – si arrivò ad una svolta e in due finirono sotto inchiesta e poi a processo.

Secondo i giudici della Corte d’Assise, che li hanno condannati rispettivamente a 26 e a 18 anni di carcere per omicidio volontario in concorso, avrebbero obbligato il giovane parà a salire sulla torre di asciugatura dopo averlo picchiato e averlo fatto spogliare, facendolo cadere di sotto perché, rispondendo a un loro appunto, si era in qualche modo ribellato ai loro atti di nonnismo, provocando in loro un delirio di onnipotenza.

Chi sono gli assassini di Emanuele Scieri secondo i giudici di primo grado: le condanne

Il riferimento è agli ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara, che sono stati anche condannati al pagamento delle spese processuali, all’interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento dei danni della famiglia Scieri e che, attraverso i loro legali, dopo aver letto le motivazioni della sentenza, hanno già fatto ricorso in Appello.

Le altre tre persone indagate, che nel 2021 finirono a processo con rito abbreviato, sono state assolte. Si tratta di Andrea Antico, per cui il giudizio in Appello è pendente, dell’ex generale Enrico Celentano e dell’ex maggiore Salvatore Romondia.

Erano accusati di favoreggiamento, per aver coperto i responsabili della morte del parà, tacendo sul clima che si respirava in caserma, dove pare che gli atti di violenza gratuiti e le vessazioni fossero all’ordine del giorno.

Come lo erano, probabilmente, nella caserma di Roma in cui nel 2014 morì Antonino Drago, detto Tony, all’età di 25 anni. Di entrambi parleranno Fabio Camillacci e Gabriele Raho nella prossima puntata di Crimini e Criminologia, che andrà in onda su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre) dalle 21.30 alle 23.30 di domenica 11 febbraio.

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Sara D'Aversa
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