Non si placano le proteste per la situazione dell'ex Ilva di Taranto, con le aziende dell'indotto che questa mattina hanno consegnato le chiavi dei loro stabilimenti al prefetto Paola Dessì. Un segnale chiarissimo, che sottolinea come le imprese sono costrette a rimanere chiuse fino a quando non saranno saldati i pagamenti arretrati dovuti dall'acciaieria.
Un gesto simbolico e, al tempo stesso, eclatante, quello posto in essere dai titolari delle imprese appaltatrici di Acciaierie d’Italia (ex Ilva). L'ennesimo di una mobilitazione che va avanti da settimane e non accenna a fare sconti, di fronte a una situazione che appare sempre più complicata.
Il lavoro negli stabilimenti è costretto, dunque, a fermarsi, almeno finché non saranno saldati i diversi milioni di pagamenti arretrati dovuti dall'ex Ilva. Un gesto che esprime la protesta contro il modo in cui il governo sta affrontando (o non affrontando...) la questione.
L'Aigi (Associazione Italiana Giuristi di Impresa), che rappresenta le aziende dell'indotto di Acciaierie d'Italia, spiega in una lettera al prefetto come la consegna delle chiavi sia conseguenza della constatazione dell'assenza "di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese".
Aigi parla di "situazione precipitata" nelle ultime settimane, a causa dello scontro tra governo e Arcelor Mittal e all'affacciarsi dell'amministrazione straordinaria come prospettiva sempre più concreta per l'ex Ilva.
Nella lettera di Aigi trapela ben poca fiducia per le prossime mosse dell'esecutivo, impegnato a fornire garanzie per l'acciaieria ma che appare incapace di considerare, al contempo, le necessità delle imprese appaltatrici a essa collegate.