Cresciuto nelle giovanili della Roma, club a cui è legato da una vita, Gianluca Curci ha vinto il campionato Primavera, guidato da mister Alberto De Rossi e nel frattempo, nella stagione 2004/05, ha assaggiato la Serie A grazie ai giallorossi di mister Prandelli. Titolare l'anno dopo, ai nastri di partenza, nel derby Spalletti gli preferisce Doni e da quel momento diventa secondo portiere. Poi l'esperienza a Siena prima e alla Sampdoria poi, con cui si consacra; il ritorno a Roma e il prestito al Bologna le esperienze più importanti della sua carriera. Per commentare il momento della squadra di De Rossi, ripartendo da Roma-Inter, Curci è intervenuto in esclusiva a Tag24.
La Roma non vince ma convince e i tifosi giallorossi ora viaggiano sulle ali dell'entusiasmo. Contro l'Inter, la squadra di Daniele De Rossi, era chiamata alla prova del nove dopo aver battuto Verona, Salernitana e Cagliari, dal suo arrivo in panchina ed essersi rilanciata in maniera concreta in corsa Champions. La conferma della rinascita doveva arrivare però contro una big e così è stato. Il risultato, 4 a 2 in favore dei nerazzurri, potrebbe ingannare, perchè in realtà la Roma se l'è giocata e ha dimostrato di essere viva. Avrebbe potuto pareggiare o addirittura vincere, avendo chiuso il primo tempo in vantaggio. Alla fine ha perso, ma tra gli applausi del pubblico presente sugli spalti. E con questa fiducia la squadra si appresta a tornare in campo anche in Europa League. Per commentare il momento, ripartendo da Roma-Inter, Curci è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Al di là del risultato, quella vista contro l'Inter è una Roma che ti è piaciuta?
"La Roma sta bene, ma d'altronde quando si cambia l'allenatore, deve cambiare anche della squadra. Io penso che Mourinho sia uno dei più grandi in assoluto, ma con quello che aveva a disposizione era in difficoltà e arrivati a quel punto serviva un cambiamento. Daniele adesso avrà bisogno di tempo per poter dimostrare la sua bravura, anche se l'impatto iniziale è stato straordinario. Probabilmente la squadra si è sentita in dovere di dare qualcosa a Roma".
Pensi quindi che questa rinascita sia soprattutto una questione mentale?
"Ma si, perché la Roma stava facendo peggio di quanto visto negli ultimi due anni e serviva una scossa, che è arrivata con un campione del mondo, romano e romanista. Penso che De Rossi sia l'uomo giusto, anche se io sono molto scettico a cambiare allenatore a stagione in corso. D'altronde la squadra resta la stessa, ma Daniele è stato una boccata d'ossigeno. Tra l'altro è normale nel nostro calcio che il primo a rimetterci sia sempre il mister".
Tu hai giocato con De Rossi e lo hai conosciuto bene. Questo ruolo ce l'ha nel DNA?
"Daniele è sempre stato un leader e tutti lo seguivano perché è sempre stato un esempio preciso, una persona pulita e un bravo ragazzo. Dal punto di vista calcistico non serve che sia io a raccontarvi la grandezza di De Rossi, parla la storia per lui. Ci mostrava sempre la via giusta, ma resta il fatto che fare l'allenatore è molto complicato. Io lo faccio con i ragazzi dell'Under 17 della Totti Soccer School e so che mettere d'accordo tante teste non è per niente semplice, figuriamoci in Serie A! Da calciatore invece è tutto diverso, perché ognuno pensa a quello che deve fare a livello individuale e di squadra. Lui però è uno che ha grande pazienza e un importante visione di gioco, oltre che un leader positivo".
Alcuni calciatori sembrano però aver cambiato passo su tutti mi viene in mente Lorenzo Pellegrini. Dipende dall'aspetto mentale o dalla posizione in campo?
"Le caratteristiche tattiche c'entrano, ma fino a un certo punto. Pellegrini in questi anni ha dimostrato di essere un grande calciatore, ma probabilmente adesso con De Rossi è più sereno. Qualche volta non c'è una regola giusta, credo però che Daniele abbia indovinato come prenderlo. Ci sono tante dinamiche, fattori che non conosciamo, che subentrano e condizionano una stagione. Non mi permetterei mai di parlare male di Mourinho, ma l'unica spiegazione che posso darmi è che evidentemente ora è più tranquillo".
Ti aspettavi qualcosa di diverso nella partita contro l'Inter?
"Con l'Inter la squadra ha giocato, non credo che ci si possa lamentare. Non riesco ancora a capire cosa sia successo in occasione del gol di Acerbi, con l'arbitro che è andato al bar per poi convalidare. Quel che è certo è che la Roma è viva. Avrebbe potuto pareggiare o addirittura vincere. Alla fine ha perso perché nel secondo tempo è venuta fuori la forza di una squadra che sta dominando in campionato e che già dalla finale di Champions dello scorso anno ha dimostrato tutta la sua forza. Non stiamo parlando certo dell'ultima squadra arrivata, ma anzi di una formazione che gioca molto bene".
Torna anche la competizione Europea, è una Roma che può ambire al trofeo che era anche l'obiettivo di Mourinho?
"Assolutamente sì, ma si dovrà ragionare step by step. Il cammino si deve valutare passo dopo passo, a partire da questi sedicesimi di finale".