Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è cittadino onorario di Roma. L'assemblea del Comune di Roma ha approvato oggi, 15 febbraio, la delibera 198 del 2023: 25 i voti favorevoli, due contrari e nessun astenuto.
Quello del comune di Roma è un gesto simbolico di grande valore. Infatti il prossimo 20 febbraio Assange- che è rinchiuso in carcere- dovrà affrontare un'udienza in cui due giudici britannici decideranno il suo destino.
La moglie Stella ha dichiarato, durante una conferenza stampa, che potrebbe morire "se fosse estradato negli Stati Uniti".
Questo il comunicato diffuso da Riccardo Corbucci e Antonella Melito, rispettivamente presidente e vice presidente della commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione Tecnologica.
A votare contro la cittadinanza onoraria sono stati i consiglieri capitolini di Italia Viva Valerio Casini e Francesca Leoncini.
Il 52enne Julian Assange, di nazionalità australiana, è detenuto a Londra dall'aprile 2019. Negli Stati Uniti rischia fino a 175 anni di carcere per aver pubblicato, dal 2010, oltre 700 mila documenti confidenziali sulle attività militari e diplomatiche americane, soprattutto Afghanistan e Iraq.
La moglie Stella ha dichiarato, in una conferenza stampa a Londra, che suo marito sta "peggiorando".
ha sottolineato. Il 20 e 21 febbraio due giudici britannici dovranno riesaminare la decisione del 6 giugno scorso, con cui l'Alta Corte di giustizia di Londra aveva stabilito che non può ricorrere in appello all'estradizione decisa dal governo britannico nel 2022.
Se la richiesta di Assange non venisse accolta, le speranze di ricorrere contro l'estradizione sarebbero esaurite. I suoi sostenitori hanno però comunicato che, in questo caso, sarebbero pronti a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.
La direttrice di Wikileaks, Kristinn Hrafnsson, ha sottolineato che l'estradizione di Assange creerebbe un precedente dalle "implicazioni gravi e buie per la libertà di stampa attraverso il mondo".
Assange è stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019, dopo 7 anni di reclusione nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. L'obiettivo era evitare l'estradizione in Svezia nell'ambito di un'imputazione per violenza sessuale, in seguito archiviata.