L’accertamento fiscale preoccupa sempre tanto e, proprio per questo, è bene sapere cosa si intende con questo procedimento e come difendersi.
Si sa che nel nostro Paese l’evasione fiscale è una piaga atavica che si fa davvero fatica ad estirpare. Nel corso degli anni, le strategie e le misure messe in atto per contrastare questo fenomeno sono aumentate, ma il fenomeno è sempre prepotentemente frequente in Italia.
Per questi motivi, c’è sempre la viva necessità di eseguire accertamenti fiscali. Da una parte si punta a recuperare il gettito fiscale e dall’altra parte questi provvedimenti hanno lo scopo di essere deterrenti.
Cosa vuol dire? I contribuenti sapendo di incorrere in accertamenti, dovrebbero evitare di dichiarare meno ed evadere il fisco.
Spieghiamo come si intende per accertamento fiscale, come funziona e come difendersi, quando si è nel giusto.
L’accertamento fiscale è un vero e proprio procedimento amministrativo di natura tributaria tramite il quale l’Agenzia delle entrate oppure gli altri enti accertano il corretto pagamento dei tributi.
L’Agenzia delle entrate fa partire un avviso di accertamento fiscale nel momento in cui si verificano irregolarità tra quanto dichiarato dal contribuente nella dichiarazione dei redditi e la Certificazione unica delle aziende o delle Pubbliche amministrazioni per le quali lavora.
Di conseguenza, l’atto viene emesso nei confronti di un determinato contribuente, nel momento in cui a seguito di una verifica fiscale o di un controllo emerge una forma di evasione.
L’avviso dell’Agenzia delle entrate è formato da più parti. La prima parte, l’intestazione, indica l’ufficio che ha emesso l’atto e il contribuente a cui è intestato.
La parte più importante è la motivazione dell’avviso di accertamento, ovvero dove vengono rese note le motivazioni sulla base delle quali è dovuta la maggiorazione.
Poi, c’è la parte dell’accertamento fiscale in cui vengono effettuati tutti i calcoli della maggiore imposta dovuta dal contribuente con le relative sanzioni e interessi.
L’accertamento fiscale, per avere validità, deve essere correttamente notificato al contribuente. La notifica deve avvenire mediante questi canali:
Quando si riceve un avviso di accertamento, si possono verificare diversi scenari. Il contribuente paga quanto dovuto, senza presentare ricorso.
Il contribuente può aderire alla definizione agevolata delle sole sanzioni, cercando un accordo con l’ente impositore e riservandosi di presentare ricorso avverso solo per le maggiori imposte.
Un’altra opzione prevede la proposizione del ricorso rispettando i termini indicati nell’avviso di accertamento notificato.
Inoltre, entro il termine di 60 giorni dalla notifica, il contribuente potrebbe prestare istanza di accertamento con adesione. In caso di accordo, le sanzioni saranno ridotte ad 1/3.
Si sottolinea che l’avviso di accertamento è esecutivo. Ciò significa che una volta trascorsi i termini, senza che il contribuente abbia fatto nulla rispetto ai comportamenti elencati prima, inizieranno le procedure di esecuzione forzata sui beni del contribuente.
Quando si pensa di essere nel giusto, si può presentare un ricorso tributario entro il termine di 60 giorni dalla notifica o entro il termine di 150 giorni dalla notifica dell’atto di accertamento se è stata presentata istanza di accertamento con adesione.
Il ricorso tributario deve essere debitamente depositato in Commissione Tributaria entro 30 giorni dalla notifica all’Agenzia delle entrate.
Per quanto riguarda le controversie che hanno valore non superiore a 50.000 euro, il ricorso tributario produce anche gli effetti di un ricorso-reclamo. In questo caso, il ricorso può contenere anche una proposta di mediazione tributaria con richiesta di rideterminazione della pretesa. Il contribuente non può costituirsi in giudizio prima che siano trascorsi 90 giorni dalla notifica del ricorso.
Si rimanda anche: Accertamenti fiscali Agenzia delle Entrate: avviso su una nuova truffa