Via libera alla cassa integrazione straordinaria per le dipendenti de La Perla Manufacturing, il ramo produttivo del marchio di lingerie di bolognese posto in stato di insolvenza dal Tribunale di Bologna il 1 febbraio 2024.
Nell'attesa della dichiarazione di amministrazione straordinaria - la quale permetterebbe il riavvio dell'attività produttiva - la notizia dell'autorizzazione della cassa integrazione dà un respiro di sollievo alle 220 lavoratrici che, da ottobre, non hanno più percepito nessuna retribuzione.
L'auspicio, ora, è che la cassa integrazione sia pagata celermente alle dipendenti de La Perla Manufactoring, come spiega a TAG24 Stefania Pisani, segretaria generale Filctem-Cgil: "Quello di ieri è un importante passo in avanti per rispondere al problema reddituale di 300 lavoratrici che da ottobre non ricevono la retribuzione. Serve però che si acceleri anche materialmente il pagamento da parte dell'INPS".
Ma non solo. Come sottolineato dalle sigle sindacali che da anni seguono la vertenza La Perla - Filctem Cgil Bologna e Uiltec Uil - l'obiettivo è che la cassa integrazione straordinaria sia riconosciuta al più presto anche ai 60 dipendenti de La Perla Management srl, ramo che svolge le funzioni di staff.
Mettere in sicurezza tutte le lavoratrici de La Perla è l'unico modo per poter guardare con più fiducia ai prossimi sviluppi giudiziali che dovranno decretare il futuro del brand di lingerie bolognese affermatosi in tutto il mondo e poi distrutto dalle manovre speculative del Fondo Tennor.
Dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza per La Perla Manufacturing, le maestranze e i sindacati attendono infatti che il ramo sia immesso in amministrazione straordinaria e che gli amministratori giudiziari verifichino l’esistenza di un collegamento funzionale tra La Perla Manufacturing e i rami che si occupano dello staff e del retail - rispettivamente La Perla Management e La Perla Italia. Solo in questo modo, in una corsa contro il tempo, si potranno infatti garantire le posizioni di tutti i dipendenti e, soprattutto, salvare un marchio che per decenni è stato uno dei migliori testimonial del Made in Italy nel mondo.