Commenti irosi, condivisioni e emoji indignate per quello che è stato definito il caso della festa del papà "negata" alla scuola materna comunale "Ada Negri" afferente al Municipio VII di Roma. Ma è davvero così? Fatto sta che sono bastati alcuni articoli e post a sollevare un polverone mediatico. Sui due fronti si fronteggiano, da un lato, un variopinto insieme di chi urla già allo scandalo e chi, dall'altro, è a favore della nuova sensibilità del metodo didattico.
Alcuni, addirittura, ne fanno un caso politico, scagliandosi contro la Destra o la Sinistra di turno, artefici del progressivo sfascio della famiglia o, viceversa, di portare avanti idee retrograde. In mezzo a tutto il marasma mediatico esploso come una bolla di sapone, risiede la verità.
Chi sia stato ad accendere la miccia della discordia non è del tutto chiaro, ma la bomba ormai è esplosa e si inseguono le voci di pagina in pagina, comunicato dopo comunicato. Mentre i commenti indignati si accumulano, la bufera investe il mondo della politica.
Ci sarebbe, però, all'origine del parapiglia, la presunta decisione di una scuola materna comunale di Roma. Qui, occorre già fare un primo chiarimento. Più volte sì è letto che colpevole di tutto sia l'Istituto "Ada Negri", o meglio, "la scuola dell'infanzia Ada Negri dell'Istituto Comprensivo "Via Latina 303", nel VII Municipio di Roma Capitale.
Questa informazione è corretta a metà, o per chi preferisce, corretta a metà. Come ha puntualmente chiarito la vicepreside prof.ssa Stefania Rastelli ai giornalisti di TAG24:
Il nostro Istituto si chiama "Gino Strada", non ci siamo mai chiamati "Ada Negri". La confusione nasce fra la Scuola dell'Infanzia e la Scuola Primaria e Secondaria. Le scuole italiane si dividono in statali e comunali: alle prime appartengono la Primaria e la Secondaria, alle seconde quella dell'Infanzia. Il problema è sorto nella Scuola dell'Infanzia "Ada Negri", che afferisce come direzione al Municipio e non all'Istituto Comprensivo. Tant'è che per la questione bisogna far riferimento al funzionario educativo che fa capo al VII Municipio.
La segnalazione che ha generato la discussione arriva dal deputato di Fratelli d'Italia, Marco Perissa, che sul suo profilo Facebook, ha postato l'articolo pubblicato da Libero.
Post ormai sotto gli occhi di tutti, mentre viene ripreso anche da altre note testate italiane. Per questo la prof.ssa Rastelli aggiunge:
Negli articoli che sono usciti fino ad adesso c'è un errore, nel senso che si scrive che "il fatto è accaduto nella scuola dell'infanzia "Ada Negri" afferente all'Istituto Comprensivo "Via Latina 303". In realtà non è afferente a noi, ma condividiamo semplicemente lo stesso edificio, tant'è che abbiamo due direzioni separate. Anche perché la Scuola dell'Infanzia è una scuola dell'obbligo gestita, appunto, dai Comuni.
Non solo, la docente ha tenuto anche a precisare di aver ricevuto una telefonata da qualcuno che non ha detto di riferirsi alla questione, oggetto di dibattito, e che ha, però, chiesto circa le linee guida adottate dall'Istituto:
Sono stata chiamata un paio di giorni fa da qualcun alto che non mi ha detto che l'episodio era riferito alla scuola dell'infanzia e, quindi, alla domanda se la scuola dà delle indicazioni rispetto alla festa del papà, la mia risposta è stata "No, perché noi non diamo un'indicazione né di veto, né di approvazione". Allo stesso tempo, nelle indicazioni nazionali non c'è scritto da nessuna parte che noi "dobbiamo fare il lavoretto per la festa del papà".
Noi facciamo, nella totale libertà d'insegnamento, le scelte che riteniamo più opportune per il gruppo classe che abbiamo davanti. Dunque, non esiste alcun dictat di alcun genere, né contro né a favore. Dunque, c'è un confronto che facciamo fra colleghi sulla base di tanti criteri.
Nel corso degli anni, quella che è cambiata è la sensibilità nei confronti dei problemi da affrontare. A noi di mettere i bambini in una condizione di disagio, perché c'è il lavoretto e non sa a chi lo deve dare... non è bello.
Citata da Il Tempo, invece, l'assessora delegata capitolina alla Scuola, Claudia Pratelli, che a TAG24 ha spiegato:
C'è stata una gigantesca e oscena strumentalizzazione politica da parte della Destra. La scuola stava facendo un laboratorio proprio sul tema della famiglia, che era cominciato il giorno della festa del papà e proseguiva fino al giorno della festa della mamma, per far lavorare i bambini su questi temi. Ovviamente, tutte le scuole, ormai da molti anni, utilizzano pratiche educative e pedagogiche un po' più innovative dei lavoretti, che si facevano un tempo.
Adesso si fanno laboratori o progetti che lasciano più spazio alla creatività, la libera esplorazione dei bambini. Come è naturale in ogni ambito c'è stata un'innovazione, ma, soprattutto, le scuole individuano a seconda delle situazioni, dei casi, quali sono gli strumenti più adatti per affrontare determinati temi. Ci sono molte scuole, classi, situazioni in cui ci sono bambini che la mamma o il papà non ce l'hanno, per mille motivi, e quindi c'è una particolare attenzione nel proporre certi temi. Temi che, comunque, vengono proposti, ma con strumenti e forme diversi.
Scontenti alcuni utenti su Facebook, che difendono a spada tratta i famosi "lavoretti":
A rilasciare il maggior numero di dichiarazioni è il centrodestra, che ieri hanno diffuso un ampio numero di comunicati stampa, ingaggiando un botta e risposta con la Sinistra. A TAG24, Alessio Postiglione, Portavoce dell'assessora alla Cultura, Pari Opportunità, Politiche giovanili e della Famiglia, Simona Baldassarre, ha spiegato:
Ieri scoppia il caso che la dirigente scolastica - presumibilmente, da quello che si è letto sui giornali - avrebbe vietato la festa del papà per le famiglie arcobaleno, per essere inclusivi. Non ho ben capito cosa volessero organizzare... la festa dei genitori inclusivi... È scoppiato questo bubbone, tant'è che c'è stato un bombardamento di comunicati stampa dal centrodestra, che ovviamente segue queste questioni. La notizia per come è stata commentata vox populi, pare che la festa del papà sia stata cancellata per motivi di inclusività e, quindi, il centrodestra, a difesa delle tradizioni, ha rilasciato diverse dichiarazioni.
Ieri, il flusso di comunicati del centrodestra è nell'ambito della comunicazione pop che fa la politica. Perciò, si commentano determinate questioni dal punto di vista generale, non solo nel merito di quello che effettivamente succede. Sapremo la verità soltanto quando questi dirigenti scolastici rilasceranno qualche dichiarazione. Però, che si siano negati lascia supporre che la comunicazione del centrodestra ci ha azzeccato, perché se avessero avuto la coscienza "a posto" potevano intervenire e dire "non è vero, questa è la circolare scolastica che lo dimostra".
Poi va detto che queste questioni, per quanto siano delle cose di colore, succedono. Ci sono delle scuole in cui qualche insegnante, particolarmente ideologizzata, porta avanti queste battaglie fino a posizioni strane, tipo proibire il Natale. Il commento politico di ieri lascia il tempo che trova, ma pone delle questioni su questa cancel culture o woke delle quali si discute. Qui lo scontro è fra la Sinistra Lgbtq+ e dei nuovi diritti, che cerca di superare queste tradizioni, considerate retrograde, patriarcali o medievali, e la Destra, invece, che ribadisce le tradizioni come malta dell'identità nazionali. Questa è la sintesi molto rapida di questa culture war.