Femminicidio, dolore, perdita. Ma anche tanta voglia di costruire una società migliore, abbattere una piaga che in Italia diventa sempre più presente: quella della violenza di genere. Queste le intenzioni portate sempre avanti da Gino Cecchettin, padre della giovane Giulia, tragicamente uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta, che ha concesso un'intervista esclusiva a Thomas Cardinali, inviato di Tag24 durante il festival Libri come umanità, presso l'auditorium Parco della Musica a Roma il 24 marzo 2024.
Durante il confronto con il nostro inviato Thomas Cardinali, Cecchettin ha condiviso le sue emozioni, quelle che riguardano il viaggio per promuovere il libro Cara Giulia.
D: Libri come umanità, come quella che ha travolto tutto il nostro paese per il caso di Giulia, un viaggio che ha iniziato in libreria e continuato nelle università. Ecco, cosa l'ha colpita di più di questo viaggio e qual è l'emozione più forte che si porta dentro?
R: L'emozione più forte l'ho provata alla Sapienza quando sono entrato, ho visto una moltitudine di studenti più o meno dell'età di Giulia. Io non ho visto tanti studenti, ho visto Giulia in mezzo a loro. Questo è stato per me veramente emozionante.
D: Ecco, cosa spera di aver trasmesso a quei ragazzi, a tanti giovani, con le sue parole che magari non potevano aver ricevuto dai media, da coloro che hanno raccontato tutta questa vicenda? Cosa spera che sia arrivato loro?
R: Io mi sono fatto da tramite per presentare Giulia e io spero sia arrivato a loro il carattere mite, dolce e altruista di questa ragazza e magari prenderlo da esempio. "
Riguardo alle varie manifestazioni che negli ultimi mesi che hanno visto il nome di Giulia protagonista di tante mobilitazioni in nome della lotta contro la violenza di genere, si è espresso così Gino Cecchettin:
D: Lo scorso novembre, durante il corteo, un milione di persone in piazza e il nome di Giulia era stato uno dei più pronunciati.
Lo scorso 8 marzo, festa della donna ancora una volta, Non una di meno, Giulia era sempre presente e sempre pronunciata. Forse anche più di tante altre ragazze vittime di femminicidio. Cosa pensa quando vede tutte queste donne, tutti questi giovani, anche tanti uomini, che in nome di sua figlia cercano di ottenere qualcosa di meglio per il futuro?
R: Allora, fa piacere che ci sia un movimento verso un problema sociale esistente e che qualcuno si adoperi per farlo.
Se poi Giulia viene utilizzata come strumento per promuovere una nuova coscienza, a me va benissimo. Spero che da lì parta qualcosa che effettivamente possa cambiare affinché non si vedano più episodi come quelli che sono successi a mia figlia.
Le istituzioni si sono fatte avanti per poter ridurre il più possibile casi di violenza come quello brutale di cui Giulia è stata vittima. Eppure, ogni giorno ancora si leggono situazioni analoghe nella nostra cronaca. E' facile farsi domande sull'effettiva concretezza delle azioni da parte delle istituzioni. Gino Cecchettin riconosce che serve del tempo:
D: Qualcosa che possa cambiare, ma purtroppo i casi di femminicidio sono ancora all'ordine del giorno.
Erano arrivate tante promesse dalle istituzioni nei giorni immediatamente successivi al barbaro omicidio di Giulia. E’ venuto anche il Ministro della Giustizia Nordio a Padova. Lei vede che qualcosa di quelle promesse viene mantenuto dalle istituzioni o vede un immobilismo da questo punto di vista?
R: È un processo lungo. Io non sono un esperto in materia perché io sono stato uno spettatore di una brutta vicenda, ma bisogna lavorarci tanto e io vedo che comunque si sta muovendo qualcosa e basta non mollare il colpo, bisogna continuare, cercare di fare cultura, cercare di insegnare ai ragazzi cosa vuol dire un significato per esempio della parola no. Quando una ragazza ti dice no è no, bisogna rispettare la propria volontà, non limitare la libertà.
D: L'educazione sentimentale diciamo è utile, questo protocollo che è stato siglato secondo lei?
R: Dal mio punto di vista è essenziale.
D: Mi è capitato di seguire alla Cassazione la sentenza definitiva sul caso di Pamela Mastopietro, un'altra giovane ragazza barbaramente uccisa con delle modalità incredibili. Un processo durato sei anni per il grado decisivo di giudizio. Teme che questa durata processuale è pronto ad affrontare questo ricordo di questo barbaro assassino che l'ha colpita in prima persona per tutto questo tempo?
R: No, assolutamente. Il processo per me è una cosa che, sì, so che ci sarà, se sarà necessaria la mia presenza ci sarò, ma non è una cosa che mi tange minimamente. Mi dedico piuttosto a una parte costruttiva, il resto conto sulla giustizia.
Loro sanno fare il loro lavoro.
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