Umberto Broccoli è la persona più adeguata a raccontare la grandezza di un'icona della musica italiana unica e irripetibile: Anna Maria Mazzini. "Dotata di intelligenza artistica, riusciva ad intuire la bellezza, del testo e della musica, pur non essendo musicista. Mina si rende conto a primo ascolto del potenziale di una canzone - ha detto Broccoli, a TAG24 - è diventata un mito, icona, indimenticabile, anche grazie al ritiro dalle scene. Sparire così, quasi di colpo, anzi no è sparita lasciando segni importanti."
"Chiuse un programma che si chiama Milleluci, del 1974, che la vede accanto alla Carrà, la sigla di coda era Non gioco più me ne vado. Era quasi un voler annunciare questa sua stanchezza - ha spiegato il professore - io ero già da tempo nel giro. La famiglia parlava di stanchezza, dopo poco disse non canterò più."
E' indimenticabile l'esordio. "Aveva 20 anni, erano i tempi in cui presentava in radio Gran Gala, una trasmissione che i più giovani non possono ricordare, ma forse nemmeno i più grandi - fa notare Broccoli - l'anno dopo nel 1961 è al Giardino D'Inverno di Antonello Falqui che investe molto su di lei, dove canta Gershwin - ha sottolineato Umberto Broccoli - proponeva grandi canzoni, ma non sue."
"I più grandi sono quelli che stabiliscono quando è il momento di lasciare le scene. Un altro personaggio che ricorderete, Renato Carosone, capace di conquistare l'America con Tu vuò fa l'americano, 'O sarracino, Caravan petrol, nel 1959, in una serata di Gala, parola che ritorna nell'intervista dice ad una presentatrice dell'epoca, Emma Danieli, Sono arrivato al capolinea, voglio fermarmi, sono al punto più alto del successo, voglio fare un passo indietro."
Mina, come Carosone, sono artisti anche se non appaiono, a differenza di chi appare ma non è. Ecco cosa c'è di diverso tra il mito e le meteore. "Oggi c'è l'autotune che porta ad apparire, e sparire." Eppure ai tempi c'erano Lina Termini e altre voci importanti nel panorama musicale che ambivano alla stessa notorietà di Mina, ma "come nello sport - spiega il critico e saggista - in nazionale vanno i migliori, quelli che hanno caratteristiche fisiche, morali e intellettuali: non perdono la testa, non se la montano. Persone che hanno caratteristiche che gli consentono di arrivare in nazionale."