Immaginate cosa può voler dire andare in vacanza in un Paese estero e ritrovarsi improvvisamente afferrati da un poliziotto che vi porta in questura e vi rinchiude in una spoglia stanza, bombardandovi di domande. Provate a immaginare la paura, la confusione, l'ansia di non capire, di non riuscire a comunicare e di non sapere cosa succederà.
È questo che hanno provato Filippo Mosca, la sua fidanzata Claudia e i loro amici Luca e Eleonora, quando all'improvviso, a pochi giorni dal rientro in Italia, vengono fermati e interrogati per un crimine che non hanno commesso.
Terribile e scioccante il racconto di Claudia, la fidanzata di Filippo, ancora incarcerato in Romania con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti, ai giornalisti di TAG24. La ragazza è, al momento, l'unica rilasciata dalle autorità rumene.
D: Cosa è successo quel giorno? Cosa hai provato?
R: La storia penso ormai si sappia. Noi decidiamo di partire per la Romania, per un festival. Gli ultimi giorni della nostra vacanza decidiamo di andare a Bucarest per visitare le terme, ma lì non ci siamo mai arrivati perché un'amica dei ragazzi chiede, appunto, questo favore di farsi recapitare un pacco. La ragazza ci aveva detto che all'interno del pacco ci fossero effetti personali. Fatto sta che quando noi torniamo in hotel troviamo già la polizia che ci stava aspettando.
Ricordo che io entro insieme a Filippo e mi dirigo verso la hall per prendere la mia chiave, quando mi sento prendere per un braccio ed era un poliziotto che mi diceva di stare ferma, di non muovermi, di non fare nulla. All'inizio pensavo fosse uno scherzo, non stavo capendo nulla in quel momento. Poi ci hanno perquisiti e ci hanno portati in centrale.
È passato quasi un anno, ma Claudia ricorda ancora vividamente l'ansia che le ha tolto ogni parola e le ha annebbiato la mente. È qui che comincia l'incubo vissuto dai quattro giovani amici, portati, nonostante la perquisizione corporale non abbia dato risultati, al commissariato per subire un lungo interrogatorio.
Al commissariato, i giovani vengono fatti sedere in una stanza, tutti e quattro insieme e bombardati di domande. L'amica a cui il pacco doveva arrivare comincia a rilasciare le prime dichiarazioni sulla sua esclusiva colpevolezza, spiegando che gli amici non sapessero assolutamente nulla riguardo la droga.
D: Ricordi cosa ha detto?
R: La ragazza ha cominciato a dire che dentro il pacco c'erano sostanze per lei, delle quali avrebbe usufruito solo lei. In centrale rimaniamo tutta la notte, penso circa 20 ore.
D: Gli agenti sono stati aggressivi con voi? Che cosa vi hanno chiesto?
R: Non erano aggressivi, però non avevamo diritti, né di avvisare un avvocato, né di chiamare qualcuno e non avevamo nemmeno un interprete. Quindi, immagina tu italiano all'estero in una situazione del genere non capisci cosa sta succedendo, hai bisogno di qualcuno che ti spieghi le cose nella tua lingua. Non potevamo mangiare, né bere. Tutte quelle ore là dentro... è stata una tortura.
D: Qual era il vostro stato d'animo? Eravate spaventati?
R: Sì, noi non capivamo, poi ovviamente abbiamo cominciato a farci delle domande e a collegare i puntini. All'interno di quella stanza si è parlato un po' della situazione, di cosa ci stava accadendo. Però posso assolutamente dire che tutto ciò che è stato detto in quella stanza, tutte le parole che abbiamo detto sono state, poi, trascritte in maniera totalmente errata. Dicevamo una cosa e nelle trascrizioni risulta una libera interpretazione da parte delle autorità rumene. Io, in quanto testimone, posso confermare e ci sono i video con gli audio che vanno a favore nostro.
D: Quanto tempo vi hanno trattenuti? Dicevi 24 ore...
R: Sì, 24 ore, solo che a un certo punto, intorno alle 10 di mattina, io sono stata rilasciata ufficialmente insieme ai ragazzi. Anche Luca e Filippo sono stati rilasciati, solo che a me e Luca è stata data la possibilità di uscire proprio dalla centrale. Ricordo che un poliziotto mi disse "Ora uscirà anche Filippo, tempo di rilasciare un'altra dichiarazione e te lo mandiamo a casa", infatti gli avevano restituito il telefono e tutti i suoi effetti personali, aveva firmato lo stesso foglio di rilascio mio e di Luca. Però, fisicamente rilasciano solo noi due e ricordo che il poliziotto mi disse "Andate in hotel. Appena arrivate, mandami un messaggio con il nome e la camera dell'albergo, che ti mandiamo Filippo". Così non è mai stato, tanto che poi si sono pure venuti a riprendere Luca. E io sono rimasta lì da sola.
Un racconto che diventa sempre più scioccante e paradossale via via che ascoltiamo le parole di Claudia. Quattro ragazzi italiani trattenuti senza alcuna spiegazione su cosa accadrà e senza alcuna possibilità di poter chiamare un avvocato o un interprete che li aiutasse a capire.
Eppure tre giovani del gruppo avevano tutte le prove a sostegno della loro innocenza, grazie anche al coraggio e all'ammissione di colpevolezza della quarta ragazza.
D: Claudia, ti hanno mai spiegato come mai abbiano rilasciato solo te?
R: In realtà non so dare una risposta, perché, in effetti, anche i ragazzi erano fuori, li avevano rilasciati con i miei stessi documenti ufficiali. Non ho mai capito perché, poi, abbiano pensato di lasciare me fuori e tenersi loro. La mia idea è che le autorità abbiano scritto davvero delle cose fantasiose nelle trascrizioni rispetto a quello che abbiamo detto noi, quindi ci sarà stato un punto di incastro a sfavore dei ragazzi.
D: Rispetto a quello che hai detto tu, ti risultano coerenti le trascrizioni?
R: Io non ho detto tanto. Sono rimasta in silenzio per la maggior parte di quelle ore perché ero spaventata. Avevo la lingua paralizzata dallo spavento, dall'ansia... Penso sia stato per questo che mi hanno rilasciata. Se avessi detto anche solo una parola, magari uscita male, ora sarei rinchiusa lì con loro.
D: Durante l'interrogatorio, vi hanno tenuti separati?
R: No, ci hanno tenuti insieme. Ci hanno interrogati tutti e quattro nella stessa stanza per tutto il tempo. Ma da quel momento, Filippo non l'ho più rivisto. Avevano detto che me l'avrebbero rimandato nel giro di un'oretta, ma non è mai successo. Poi hanno ben pensato di rigirare le carte e accusare tutti e tre di traffico internazionale.
D: Non ho ben capito un passaggio. L'amica a cui doveva arrivare il pacco, era lì con voi?
R: No, noi l'abbiamo incontrata al Festival. Infatti, lei era partita con altre persone dalla Sardegna, che poi l'hanno lasciata sola. Avrebbe dovuto festeggiare lì il suo compleanno, quindi aspettava altri amici ancora.
D: Lei alloggiava nel vostro stesso hotel?
R: Assolutamente no. Hotel totalmente separati, mai stati insieme, se non al Festival appunto. Non siamo nemmeno partiti insieme e ognuno aveva la propria comitiva di viaggio.
D: Ecco, vorrei chiarire un punto. La signora Ornella mi ha raccontato che il pacco Filippo non l'ha mai ritirato, perché a prenderlo è andata l'intestataria stessa. Giusto? Perciò, vi hanno presi solo perché stavate insieme a lei?
R: Sì, esattamente. È andata proprio così. Poteva esserci chiunque altro al posto nostro, le autorità avrebbero preso quell'altra persona.
D: Filippo lo riesci a sentire?
R: Sì, lo sento tutti i giorni, a volte più di una volta. Però, quando lo sento è sempre un pugno allo stomaco. Sento che è distrutto, non ce la fa più.