Il ministro per il Turismo, Daniela Santanchè, resterà al proprio posto: la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5Stelle è stata respinta. La votazione finale, dopo la discussione alla Camera, parla di 121 sì e 231 no (su 334 votanti).
Il tentativo da parte delle opposizioni, compresi anche PD, Azione ed Alleanza Verdi-Sinistra, non è quindi riuscito nel suo intento, per la forte soddisfazione da parte dei tre partiti di maggioranza. Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia avevano già ieri assicurato il proprio sostegno a Santanchè ed hanno mantenuto la parola in nome del garantismo giudiziario: senza una condanna non servono le dimissioni.
La discussione sulla mozione di sfiducia è avvenuta nella mattinata di oggi 4 aprile e riguardava il non corretto utilizzo della Cassa integrazione (Cig) e Trattamento di fine rapporto (Tfr) durante il periodo Covid, con molti dipendenti di Ki Group e Visibilia rimasti senza le necessarie tutele.
Il firmatario della mozione di sfiducia, Francesco Silvestri del M5S, inizia il suo intervento ponendo la luce su tutti i conflitti di interesse che coinvolgerebbero Daniela Santanchè, a partire dalla gestione della vecchia società Ki Group: molti dipendenti senza Trattamento di fine rapporto (Tfr) e un elevato debito coperto senza le necessarie garanzie.
La compattezza del governo è ancora più grave, per Silvestri, perché mentre tutela un politico di alto livello toglie risorse necessarie ai lavoratori subordinati:
Dopo questa forte dichiarazione di "apprezzamento" per Conte, Silvestri chiude il suo intervento con una nota ironica:
L'intervento da parte delle forze di maggioranza ha inizio con l'onorevole della Lega Davide Bellomo. Già Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, si era detto fiducioso che non ci sarebbero stati distinguo e che Santanchè sarebbe stata difesa in modo compatto ed il ragionamento di Bellomo segue lo stesso filo.
Per il leghista è inconcepibile che le opposizioni utilizzino la Camera come un tribunale dove non esiste il diritto al contraddittorio e senza dare la possibilità di basarsi su una qualche sentenza accertata. Le opposizioni quindi non hanno basato il loro agire su valutazioni politiche ma giustizialiste, volendo colpire Santanchè non per il suo operato al governo (posizione simile a quella espressa ieri da Renzi).
Quando Foti inizia il suo intervento, fra una citazione di Platone e l'altra, in aula, inizia criticando le forze dell'opposizione che sembrano chiedere le dimissioni soltanto di chi per loro è scomodo, tacendo dei casi (come quello di Emiliano in Puglia) che li coinvolgono direttamente. Il capogruppo di FdI cita Chiara Appendino, ex sindaco di Torino per il M5S, che non ha lasciato la sua carica quando era coinvolta nel 2017 per i fatti di Piazza San Carlo.
L'uso dell'articolo 54 della Costituzione è quindi pretestuoso: vale per la ministra Santanchè indagata e non per Appendino condannata o non per la procura di Bergamo che indagava sull'operato di Conte e Speranza durante la pandemia di Covid? La faziosità della mozione, conclude Foti, è "scandalosa": giustizialismo a fasi alterne.
Il turno delle opposizioni è ben rappresentato da Chiara Braga del Partito Democratico, che ha votato a favore della mozione di sfiducia. Per l'onorevole è in gioco la dignità e l'alto valore delle istituzioni e della Camera, che altrimenti ne sarebbero profondamente colpite: