10 Apr, 2024 - 22:17

Il caso Giuseppe Uva arriva alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Il legale Ambrosetti: "L'Italia dovrà fornire delle risposte sulla sua morte"

Il caso Giuseppe Uva arriva alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Il legale Ambrosetti: "L'Italia dovrà fornire delle risposte sulla sua morte"

Sono trascorsi sedici lunghissimi anni dalla morte di Giuseppe Uva. Il 43enne di Varese, qualche ora prima della crisi cardiaca fatale, era stato fermato dai carabinieri perché ubriaco, portato in caserma e quindi trasferito in ospedale per un TSO.

Era il 14 giugno 2008. La responsabilità penale delle forze dell'ordine coinvolte nella vicenda è stata esclusa in ogni grado di giudizio. La famiglia, però, sta ancora aspettando delle risposte su quanto accaduto. Quelle che lo Stato italiano potrebbe dover fornire alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo.

La Cedu ha infatti parzialmente accolto il ricorso presentato nel 2021 da Fabio Ambrosetti, Stefano Marcolini e Fabio Matera, legali di Lucia Uva, sorella della vittima. Come evidenziato dall'avvocato Ambrosetti, ora lo Stato italiano è chiamato "a fornire una serie di documenti: a meno che non faccia una proposta transattiva che venga accettata".

Caso Giuseppe Uva alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo, l'avvocato Ambrosetti: "Una proposta di risarcimento entro il 28 giugno, oppure il processo"

Il caso Uva fu al centro di una vicenda giudiziaria che si concluse con l'assoluzione di due carabinieri e di tre poliziotti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona.

I suoi familiari, però, vogliono sapere cosa sia realmente successo quella notte di giugno di quasi 16 anni fa, l'ultima di Giuseppe in vita.

Il ricorso dei legali alla Cedu si basava sue quattro punti, due dei quali sono stati ammessi. Ossia che il 43enne sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti "inumani e degradanti" in violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo; e che lo Stato italiano non si sarebbe impegnato abbastanza per fare luce sui fatti.

"La Corte, in sostanza, afferma: 'O vi mettete d'accordo entro il 28 giugno 2024, oppure andiamo avanti con il processo'" spiega l'avvocato Ambrosetti. Lo Stato italiano, entro quella data, può infatti presentare una proposta risarcitoria.

Nel caso in cui non si raggiungesse questo accordo, allora "dovrebbe rispondere alle domande e produrre tutti i documenti richiesti dalla Corte" afferma il legale.

Nonostante il processo sul caso si sia concluso con l'assoluzione degli imputati, "la famiglia è convinta che Giuseppe Uva abbia subito un trattamento contrario all'articolo 3 dei diritti dell'uomo: quindi vuole che lo Stato italiano venga condannato per la condotta del suo apparato, ossia poliziotti e carabinieri" spiega l'avvocato Ambrosetti.

Secondo i familiari, ci sono delle responsabilità per la morte di Giuseppe Uva: e questo "l'hanno sempre sostenuto".

La sorella di Giuseppe Uva: "Voglio verità e giustizia"

In un video pubblicato su Facebook Lucia Uva, sorella di Giuseppe- che da tanti anni, ormai, sta portando avanti la sua battaglia alla ricerca della verità- ha detto che finalmente

virgolette
è arrivata una bella notizia: la Corte Europea vuole sapere dall'Italia cosa è successo a Giuseppe Uva. Questa per me è una grande soddisfazione, perché non sono più sola.

Lucia Uva spiega poi di non aver fatto tutto questo per ottenere un risarcimento. Ciò che desidera sono

virgolette
solo verità e giustizia. E soprattutto voglio che quello che è successo a Giuseppe Uva non capiti ad altri ragazzi. Io voglio sapere perché Giuseppe è morto.

La storia di Giuseppe Uva è stata spesso accostata a quella di Stefano Cucchi: per la sua morte de carabinieri sono stati condannati a 12 anni di carcere.

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Mariangela Celiberti
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