Dovranno andare di nuovo a processo Gabriele e Marco Bianchi, riconosciuti colpevoli, insieme agli amici Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, dell'omicidio del 21enne di origini capoverdiane Willy Monteiro Duarte, consumatosi nella notte fra il 5 e il 6 settembre del 2020 a Colleferro, in provincia di Roma.
Lo ha stabilito la prima sezione penale della Corte di Cassazione che ieri, 9 aprile, ha disposto per i due fratelli di Artena un Appello bis, accogliendo il ricorso presentato dalla procura generale contro il riconoscimento, nei loro confronti, delle attenuanti generiche, che in secondo grado aveva portato alla riduzione della pena a 24 anni di reclusione.
Non è esclusa, a questo punto, una nuova condanna all'ergastolo. Ne abbiamo parlato con l'avvocato Vincenzo Galassi, che insieme al collega Domenico Marzi assiste la famiglia della vittima nel suo cammino verso la giustizia.
Avvocato, qual è stata la reazione dei familiari di Willy alla decisione della Cassazione? Cosa si aspettavano, cosa vi aspettavate?
"I familiari di Willy hanno accettato la decisione, come, fino ad ora, avevano accettato tutte quelle che erano state prese, senza commentare. Il risultato, da un punto di vista tecnico, noi avvocati ce lo aspettavamo, perché il motivo del ricorso proposto dal procuratore generale era fondato e peraltro era stato esposto anche molto bene in udienza. Confidavamo nell’accoglimento, ecco".
Può ricordarci su cosa si fondava?
"Il ricorso si fondava sulla motivazione per la quale, ai due fratelli Gabriele e Marco Bianchi, erano state concesse le attenuanti generiche. Motivazione che il procuratore generale non riteneva condivisibile, fondata. Il giudizio d’Appello si fonderà, adesso, sulla concessione o meno di queste attenuanti, ferma restando, ovviamente, la responsabilità degli imputati, che sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio doloso. Di fatto si dovrà solo stabilire la pena: se ai Bianchi verranno concesse di nuovo le attenuanti generiche sarà confermata la pena di 24 anni, in caso contrario ci sarebbe l’ergastolo".
Si era deciso di riconoscere ai due imputati le attenuanti generiche perché non avevano partecipato alle prime fasi della lite da cui scaturì nell’omicidio, giusto?
"Sì, ma anche per altre motivi. Si riteneva, ad esempio, che avendo agito con dolo eventuale, la forma meno intensa di dolo, gli imputati meritassero la concessione. Il procuratore generale ha impugnato la sentenza proprio per questo: l’intensità e la forma del dolo sono due cose diverse e il dolo eventuale riguarda la forma, non l’intensità".
Agli altri due imputati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, le attenuanti erano già state riconosciute in primo grado…
"Esatto e adesso per loro la sentenza è definitiva anche per quanto riguarda l’entità della pena (21 e 23 anni di reclusione, ndr)".
I fatti risalgono alla notte fra il 5 e il 6 settembre del 2020. Di ritorno dal suo lavoro in un ristorante, il 21enne di origini capoverdiane aveva raggiunto gli amici in largo Santa Caterina a Colleferro, prendendo parte - come paciere - alla rissa scoppiata tra uno di loro e un altro gruppo di ragazzi.
Richiamati sul posto da Pincarelli e Belleggia, i Bianchi, esperti di MMA, si erano subito scagliati contro di lui, colpendolo con calci e pugni in varie parti del corpo, fino a lasciarlo a terra inerme. Secondo i giudici erano consapevoli di ciò a cui andavano incontro, del rischio di uccidere, ma aderirono comunque "psicologicamente", al pestaggio.
Con la decisione della Cassazione per loro la vicenda processuale ora si riapre.