Dopo le parole, i fatti. Maurizio Landini fa sul serio e deposita alla Corte di Cassazione di Roma quattro quesiti di un referendum su sicurezza sul lavoro, appalti e lotta alla precarietà. Una mossa che punta a fare ancora più pressione su governo e Parlamento per dare attuazione politica alla linea politica della Cgil.
È arrivata nella mattinata di oggi, 12 aprile 2024, la delegazione della Cgil guidata dal segretario generale Maurizio Landini alla Corte di Cassazione di Roma dove ha depositato i quattro quesiti referendari con cui il sindacato intende promuovere un cambiamento radicale delle leggi sul lavoro in Italia.
Tema centrale del referendum sarà la sicurezza sul lavoro nel regime degli appalti, tematica che da sempre rappresenta un chiodo fisso per il segretario, ancora più pressante dopo la strage avvenuta alla centrale idroelettrica di Bargi, nel bacino di Suviana.
Ai cronisti che lo attendono in fondo alle scale della Cassazione, tra cui l'inviato di TAG24 Lorenzo Brancati, Landini spiega punto per punto gli argomenti dei quattro quesiti, a partire dal primo, dedicato proprio alla definizione di regole più chiare sulla catena degli appalti.
Il secondo quesito del referendum pensato dalla Cgil di Landini passa dal tema della sicurezza sul lavoro a quello della precarietà, altro bersaglio del leader sindacale.
Il segretario Cgil spiega come l'intenzione sia quella di fermare l'utilizzo indiscriminato dei contratti precari, tornando a favorire la contrattazione a tempo indeterminato.
La questione della precarietà riguarda anche gli ultimi due quesiti, che mirano a sviluppare maggiori tutele dei lavoratori nei confronti dei datori di lavoro, contro i licenziamenti che Landini definisce illegittimi perché frutto dell'erosione costante, negli anni, delle garanzie.
In questo senso, Landini tira in ballo esplicitamente il 'jobs act' di Matteo Renzi.
Landini spiega che la Cgil prevede di concludere entro l'estate la raccolta delle firme necessarie per l'approvazione del referendum, auspicando che i cittadini possano esprimersi sui suoi argomenti nella primavera del 2025.
Ma il voto referendario, spiega ancora il segretario della Cgil, sarà solo la prima parte di un programma che punta a proporre una nuova legislazione non solo sul lavoro ma anche sulla sanità pubblica. Insomma, un progetto che si potrebbe definire quasi 'politico', a questo punto.
Il segretario della Cgil ne approfitta anche per togliersi qualche 'macigno' dalle scarpe nei confronti di quegli esponenti della maggioranza che lo hanno accusato di sciacallaggio per lo sciopero promosso ieri da Cgil e Uil (e che ha provocato anche qualche attrito con la Cisl di Luigi Sbarra).
Ma la miglior difesa è, come sempre, l'attacco, e Landini si scaglia allora contro i suoi accusatori, responsabili di non aver fatto nulla contro il sistema che è alla base di tragedie come quella della centrale.
Maurizio Landini commenta, infine, la notizia di un'azienda di scarpe veneta che ha chiuso tre delle sue sedi in occasione dei festeggiamenti per l'ultimo giorno di Ramadan.
Una decisione che ha provocato polemiche e discussioni. Il segretario Cgil, invece, pur ammettendo di non conoscere la vicenda, dice di considerarla un segno "di intelligenza".
Lasciando la Corte di Cassazione, Landini torna a promettere battaglia, annunciando che la mobilitazione andrà avanti con "tutti gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, compreso lo sciopero".