Se il caso di Ilaria Salis ha suscitato tanto rumore, allora tanto rumore dovrebbe suscitare anche il caso di due giovani siciliani, Luca Cammalleri e Filippo Mosca, ingiustamente detenuti nel carcere di Porta Alba, in Romania. I due 30enni stanno vivendo un incubo senza fine da, ormai, quasi un anno. Da quando, il 4 maggio 2023, le autorità romene li hanno arrestati con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti.
Sarebbe facile puntare il dito e fermarsi qui, bollando i due ragazzi come colpevoli e dimenticarsene. Eppure, dietro il caso di Luca e Filippo c'è molto di più. Nella ricerca della verità, TAG24, ha ascoltato le voci di questa vicenda, fra cui il fratello Pietro Cammalleri, che ai giornalisti ha detto: "Vivo solo per Luca".
Una tragedia senza fine. Fino a oggi, infatti, ai due ragazzi e alla loro amica, dichiaratasi unica colpevole e che preferisce rimanere anonima, sono stati rigettati i domiciliari. A rendere la situazione ancora più complessa, l'impossibilità per l'Italia di interferire nell'iter giurisprudenziale romeno e, dunque, l'unica possibilità, al momento, di riportarli a casa risiede nell'accettare l'eventuale condanna. Solo così si potrà procedere all'estradizione.
D: Com'è la situazione adesso?
R: È una situazione molto tesa. Io sono tornato ieri dalla Romania. Dopo un anno mio fratello è sempre più stanco e distrutto. Venerdì, poi, arriverà la sentenza definitiva: se dovesse arrivare una conferma della condanna per traffico internazionale, io non oso immaginare la reazione che potrebbe avere mio fratello.
D: L'eurodeputata Francesca Donato ha visitato i ragazzi e ha detto che li ha trovati meglio. Tu hai potuto parlare con lei?
R: Io sono il fratello. Lei li ha visti un'ora in un anno e, ovviamente, quando loro sanno di ricevere una visita si rincuorano e tornano di buon umore, perché li stimola. Quello è un carcere in cui non fanno nulla, tutto il giorno. Le giornate, quindi, sono davvero pesanti per loro, ma quello in particolare li ha fatti sentire al centro dell'attenzione. Ora che gli hanno tolto tutto, mio fratello sorride quando riceve queste attenzioni. Penso sia per questo che l'On. Donato abbia avuto l'impressione che i ragazzi stessero bene. Loro fisicamente stanno bene, perché ora sono in sicurezza, ma mentalmente sono devastati. È un carcere per nulla rieducativo. Quindi, questo "stare bene" deve essere preso con le pinze.
Un racconto rotto dall'emozione quello di Pietro Cammalleri, che svela i retroscena della vita quotidiana dei ragazzi in carcere e la delusione provata nei confronti delle Istituzioni, incagliate dalla burocrazia e, spesso, troppo lente o cieche davanti ai reali problemi delle famiglie. Queste, infatti, le sue dure parole:
"Dopo un anno di esperienza di quello che sta vivendo mio fratello, il carcere distrugge le famiglie. Stiamo male per quello che sta vivendo e per il futuro, perché non sappiamo ancora cosa ci aspetta".
Eppure, tanto i genitori di Filippo Mosca quanto quelli di Luca Cammalleri continuano a lottare per riportare i loro figli a casa, giorno dopo giorno, convinti della loro innocenza. Davanti a tutto questo, sorge, quindi, spontaneo chiedersi come mai la loro storia non sia conosciuta allo stesso modo del caso di Ilaria Salis, l'insegnante arrestata in Ungheria per aver picchiato un neonazista.
D: È per questo che il caso di Filippo e Luca sono passati sotto silenzio?
R: Sono deluso dalle Istituzioni. Ad esempio, avere un sostegno economico sarebbe importante. Noi andiamo in Romania, paghiamo gli avvocati, affrontiamo tutte le spese giudiziarie. Io lavoro per mio fratello e non mi bastano nemmeno i soldi, anzi, menomale che ho il mio lavoro per non annegare. Le Istituzioni, quando ci sono questi casi all'estero, non intervengono a sostegno delle famiglie. Noi abbiamo mostrato tutte le fatture delle spese che sosteniamo.
La mia paura riguarda questo. Penso che dovrò riportare Luca in Italia, quindi servirà un avvocato italiano che si occupi delle pratiche per il trasferimento. Un ulteriore sforzo economico ci sarà richiesto, poi, quando faremo ricorso al Tribunale Europeo per i diritti umani. Senza dimenticare, appunto, i viaggi in Romania: ogni spostamento mi costa dai 500 agli 800 euro, e la spesa che gli compro.
D: Allo stato delle cose, dunque, siete abbandonati a voi stessi oppure avete qualche tipo di supporto?
R: Negli ultimi mesi un supporto lo abbiamo avuto. Soprattutto dall'Associazione Prigionieri del silenzio di Katia Anedda, che ci segue e supporta, quindi non ci sentiamo più soli come prima. Poi, il fatto che il caso sia diventato mediatico ha portato dei miglioramenti all'interno della cella.
Manca sempre meno all'arrivo della sentenza del 19 aprile, che segnerà definitivamente una svolta nella vicenda di Filippo Mosca e Luca Cammalleri. Infatti, sarà proprio venerdì che le famiglie coinvolte nel caso sapranno se i loro cari saranno condannati agli 8 anni e 3 mesi di carcere oppure se potranno sperare in un'assoluzione.
D: Da venerdì cosa vi aspettate?
R: Ci auguriamo uno sconto di pena o che l'accusa di traffico internazionale cada, perché non ci sono prove contro Luca e Filippo, ma solo supposizioni. Per questo speriamo che il 19 aprile arrivi una buona notizia. Così, potremo portare Luca in Italia subito e chiedere i domiciliari. Io sento mio fratello che ripete: "Sto pagando per una cosa che non ho fatto".
D: L'udienza come è andata?
R: Il mio avvocato romeno è ottimista. Ha detto che non ci sono prove contro di Luca, per questo crede che l'accusa possa cadere. Al massimo, potrebbero accusarlo per possesso di sostanza stupefacente, poiché si trovava insieme all'amica colpevole. Adesso, perciò, aspettiamo le comunicazioni ufficiali sulla decisione del giudice.
D: Però, fino ad ora i giudici hanno fatto orecchie da mercante, cosa potrebbe cambiare adesso?
R: Onestamente, io non mi aspetto più nulla dalla Romania. Qualsiasi cosa arriverà la prenderemo, perché dobbiamo riportarli subito qui, non possiamo più sostenere questa situazione. Ormai ci aspettiamo il peggio. Nonostante, dicevo, l'avvocato abbia detto che l'accusa rimarrà solo a carico della ragazza.
D: Com'è Luca? Com'era la sua vita prima del carcere?
R: Luca è un ragazzo solare, altruista, sempre sul pezzo. Ama viaggiare, è stato in Spagna, Inghilterra...Adesso, invece, è depresso. Lui si è sempre dato da fare, ha lavorato tanto. Sapere che adesso passa le sue giornate davanti alla tv e che mangia solo per trovare uno stimolo è devastante.