Quanti soldi puoi mantenere sul conto senza pagare le tasse o subire un accertamento fiscale? Il fisco monitora i movimenti di denaro, soprattutto se provenienti da attività illecite o non dichiarate. Prima di approfondire i limiti su saldi e sulla giacenza media di conti e depositi, è importante considerare due aspetti chiave dei propri risparmi: il primo riguarda le tasse, il secondo gli accertamenti fiscali. Vediamo insieme qual è la soglia di denaro da non superare sul conto per non incorrere in verifiche fiscali.
Anche gli spiccioli accumulati con fatica sono soggetti a tassazione, indipendentemente dall'investimento o dal deposito.
Molti ignorano che su conti correnti e libretti di risparmio viene applicata l'imposta di bollo.
Nello specifico, per le persone fisiche è prevista un'imposta annuale di 34,20 euro se la giacenza media supera i 5.000 euro.
Per società e associazioni titolari di conti correnti e libretti, l'imposta di bollo è fissata a 100 euro, indipendentemente dalla giacenza media.
Per calcolare la giacenza media annua, è necessario dividere la somma delle giacenze giornaliere per 365, indipendentemente dai giorni di attività del deposito o conto.
L’imposta di bollo si applica se il valore medio della giacenza annua supera i 5.000 euro.
In particolare, se il valore medio supera tale limite, viene applicata un’imposta di bollo pari a 2,85 euro per ogni mese in cui si supera il limite di 5.000 euro.
L'imposta di bollo può essere applicata ogni trimestre, semestre o annualmente, in base alla tipologia di conto sottoscritto.
L'imposta di bollo sui conti deposito viene applicata sul saldo medio annuo.
Il calcolo dell'imposta avviene applicando una percentuale dello 0,20% sulla somma depositata.
Per calcolare l'imposta di bollo sul conto corrente, è necessario moltiplicare il saldo medio per lo 0,20%, se la giacenza media supera i 5.000 euro.
Per il conto deposito, l'importo massimo dell'imposta annuale è di 34,20 euro.
L'imposta viene applicata solo sulla somma vincolata dal cliente, non sulla parte di denaro disponibile, e non riduce i guadagni derivanti dagli interessi.
Secondo money.it, le rendite finanziarie sono soggette a diverse aliquote d'imposta, in base alla tipologia dell'investimento.
Per i conti correnti, i libretti di risparmio e i conti deposito, l'interesse attivo è soggetto a una ritenuta fiscale del 26%.
In altre parole, se il conto viene incrementato dagli interessi, il 26% del guadagno viene trattenuto dalla banca e girato al fisco.
Per quanto riguarda il risparmio amministrato e gli investimenti in strumenti come obbligazioni, ETF, azioni e fondi, e plusvalenza viene applicata un’imposta al 26%.
Previsto un trattamento fiscale agevolato per gli investimenti in titoli di Stato come Bot, Btp, Cct e Ctz soggetti a una tassazione sulle plusvalenze pari al 12,5%.
Oltre alla tassazione sopra descritta, è importante evitare di incorrere in un accertamento fiscale.
Ricordiamo che l'Amministrazione Finanziaria può accedere a tutte le tipologie di rapporti finanziari, inclusi conti correnti, conti deposito, libretti di risparmio, titoli e obbligazioni, per controllare la coerenza tra movimenti bancari di entrate e uscite e dichiarazione dei redditi.
Appare verosimilmente impossibile, ad esempio, guadagnare 30 mila euro l'anno e risparmiarne 20 mila. In questo caso, è facile dover giustificare l'esistenza dei risparmi con prove documentali certe.
Pertanto, è importante prestare attenzione alle somme che depositate sul proprio conto corrente, in quanto se non corrispondenti alle entrate dichiarate, rischiano di allertare il fisco.
Infine, va detto che il fisco, per individuare le anomalie tra entrate e uscite, si avvale dell'Anonimometro. Lo strumento viene utilizzato per contrastare l'evasione fiscale attraverso la combinazione del controllo incrociato dei dati in possesso del fisco con i rapporti finanziari.