La pensione di reversibilità è un trattamento previdenziale in Italia, destinato a supportare economicamente i familiari di un pensionato o lavoratore deceduto, iscritto a un ente previdenziale come l'INPS. Questo contributo è fondamentale per mitigare l'impatto finanziario legato alla perdita di una fonte di reddito. La domanda a cui risponderemo in questo articolo è la seguente: si può lavorare con la pensione di reversibilità?
L'importo della pensione di reversibilità varia in base alla pensione percepita dal defunto, alla composizione della famiglia beneficiaria e alla situazione reddituale dei destinatari. Le percentuali sono influenzate sia dal numero che dalla tipologia dei beneficiari:
La pensione di reversibilità è compatibile con redditi da lavoro, ma subisce riduzioni in base ai redditi del coniuge superstite. Le riduzioni sono limitate dalla somma dei redditi aggiuntivi, secondo una sentenza della Corte Costituzionale del 2022. Un adeguamento normativo è necessario per fissare un tetto alle decurtazioni.
Il reddito del coniuge superstite influisce sull'importo finale della pensione di reversibilità:
I limiti per il cumulo tra la pensione di reversibilità e i redditi da lavoro del coniuge variano di anno in anno, in base alla rivalutazione del trattamento minimo INPS. Per il 2024, il trattamento minimo è fissato a 23.345,79 euro. Qualora il reddito del coniuge superstite superi questo importo, le riduzioni sopra menzionate verranno applicate progressivamente.
I figli, sia minori che maggiorenni, possono beneficiare della pensione di reversibilità, ma per i figli maggiorenni sono previste condizioni specifiche:
Un figlio maggiorenne che lavora non ha diritto alla pensione di reversibilità, poiché il trattamento è incompatibile con i redditi da lavoro.
Il coniuge superstite può beneficiare della pensione di reversibilità, anche se separato o divorziato, a patto che:
A differenza dei figli, il coniuge può lavorare, ma l'importo della pensione sarà ridotto in proporzione ai redditi percepiti, come abbiamo già visto in precedenza, fino al 50% dell’importo.
Nel 2023, il trattamento minimo INPS è di 563,74 euro mensili, pari a 7.328,62 euro annui. La riduzione si applica ai redditi superiori a 21.985,86 euro, con soglie progressive.
La pensione di reversibilità non sempre si riduce. Se oltre al coniuge superstite ci sono contitolari della pensione, come figli minori o inabili, non viene applicata alcuna decurtazione.