Dalle riforme alla crisi internazionale, dalle Elezioni europee alle polemiche interne. Giorgia Meloni risponde a 360 gradi nell'intervista rilasciata al programma di Rai3 'In mezz'ora' e, con un po' di sorpresa, chiarisce che il suo destino non sarà legato all'eventuale referendum sul premierato: "Non penso alle dimissioni, andrò avanti comunque per cinque anni".
Lo dice chiaro e tondo la presidente del Consiglio: anche se la riforma sul premierato dovesse venire bocciata dai cittadini, non si dimetterà. Mette, dunque, a tacere le speculazioni dopo quel "O la va o la spacca" pronunciato, sempre a proposito della riforma, al Festival dell'Economia di Trento appena un paio di giorni fa.
Risponde così la Meloni alla domanda che gli viene posta a 'In mezz'ora' sulla possibilità di dimettersi nel caso la riforma non passasse, spiegando che non si tratta di "un referendum su di me" ma "sul futuro dell'Italia".
"Io arrivo alla fine dei miei cinque anni ed è lì che chiederò agli italiani di essere giudicata, quando avrò finito il mio lavoro".
Nel merito della riforma, la presidente del Consiglio dice di non aver mai chiuso le porte al dialogo e di essere aperta a eventuali modifiche del testo e torna a ribadire, a chi la accusa del contrario, che ruolo e prerogative del Presidente della Repubblica non sono stati toccati.
Altro nodo pesante da sciogliere riguarda la politica internazionale, con le guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza che chiamano l'Occidente a un difficile ruolo di equidistanza e, al tempo stesso, di chiare e definite prese di posizione.
In questo senso, hanno fatto discutere e non poco le recenti dichiarazioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che ha suggerito la possibilità che l'Ucraina utilizzi le armi ricevute dai Paesi occidentali non solo per difendersi ma anche per attaccare obiettivi sul territorio russo.
Queste frasi, unite a quelle del presidente francese Emmanuel Macron, che ha più volte ipotizzato un coinvolgimento più diretto dei Paesi europei nel conflitto, non trovano l'approvazione della presidente del Consiglio italiana.
Discorso analogo per quanto riguarda la guerra nella Striscia di Gaza. Meloni parte sottolineando la propria inquietudine per "l'assenza di empatia che c'è stata e c'è sulle vittime civili israeliane", per spiegare l'esigenza che Israele rispetti il diritto internazionale nella sua operazione militare a Gaza. Pena, dice, l'isolamento internazionale voluto da Hamas.
Infine, Meloni elenca gli obiettivi che la comunità internazionale deve perseguire per risolvere la crisi:
Un processo che, secondo la premier, deve iniziare ora.
Ostenta sicurezza anche quando si parla delle Elezioni europee che si disputeranno i prossimi 8 e 9 giugno. Tuttavia, le viene fatto notare come la sua linea politica in relazione all'Europa possa apparire ambigua, tra la vicinanza alla moderata Ursula von der Leyen e quella all'estrema destra di Vox e Marine Le Pen.
Ma la Meloni respinge le accuse e ribadisce la necessità di un cambio di passo nell'Ue.
Per quanto riguarda le possibili alleanze, Meloni dice chiaramente di non essere "abituata alle patenti di presentabilità" ma mette un punto fermo: no a una maggioranza con la sinistra.
La presidente del Consiglio si dice, infatti, contraria ad accordi tra forze troppo distanti politicamente e a quelle che definisce "maggioranze arcobaleno" che portano solo a "compromessi al ribasso". Proprio ciò di cui l'Europa, conclude, in questo periodo storico non ha bisogno.