Duro attacco di Giuseppe Conte alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dai banchi della Camera dei Deputati. Mentre al Senato la seduta veniva sospesa per una rissa tra un senatore di Fratelli d’Italia e uno del Movimento 5 Stelle, a Montecitorio si stava consumando un’altra battaglia con al centro il Patto di Stabilità Europeo. All'ordine del giorno la mozione del Movimento 5 Stelle in merito alla posizione del Governo italiano sulla riforma della governance economica europea che è stata poi respinta dall'Aula..
E’ stato un intervento breve, ma, denso di contenuti quello che con trasporto ha pronunciato oggi, 29 maggio, il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, dai banchi di Montecitorio contro il Governo e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della dichiarazione di voto sulla mozione relativa alla posizione dell’esecutivo sul Patto di Stabilità.
L’ex presidente del consiglio non ha risparmiato accuse all’attuale premier accusata di aver "rinunciato a combattere la battaglia in Europa sul patto di stabilità europeo che, come ha sottolineato Conte, il Movimento 5 Stelle è stato l’unico a votare contro.
Lady tax Meloni. Meloni mani di forbice. Sono gli appellativi utilizzati da Giuseppe Conte oggi alla Camera rivolgendosi alla presidente Meloni nel suo durissimo intervento sulle mozioni relative alla posizione del governo sul Patto di stabilità, un provvedimento che si rivelerà, secondo Conte, "un cappio al collo" messo all'Italia dalla presidente del Consiglio.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha accusato il Governo di nascondere con ‘mossette da cabaret’ la realtà, ovvero, la necessità di fare ulteriori tagli alla spesa pubblica per rispettare il patto di stabilità o ‘pacco di stabilità’ come lo chiama Conte.
Dovete tagliare 13 miliardi l’anno. Dove li prenderete? chiede Conte prima dell’affondo finale sulle Elezioni Europee in programma il prossimo 8 e 9 giugno.
Con Giorgia l’Italia cambia l’Europa in peggio,
dice richiamando allo slogan di Fratelli d’Italia in vista del voto di giugno.
Consiglia Conte che, poi, conclude con l’ultima stoccata tra applausi e brusii: