Chi passa davanti all'Accademia dei Georgofili, a Firenze, trattiene il fiato, sembra non voler far rumore in quel luogo dove le bombe del 27 maggio 1993 distrussero cinque vite: Caterina di appena cinquanta giorni di vita, la sorella Nadia di nove anni, i genitori Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, e lo studente universitario Dario Capolicchio.
Oggi, a perenne ricordo di quella notte c'è una lapide dove è scritto "Vivono tutti nel cuore dei fiorentini" e un olivo in bronzo, l'Albero della Pace, realizzato dall'artista toscano Andrea Roggi, una scultura di bronzo con base in travertino. L'opera, alta 4,40 metri, è stata realizzata con la tecnica della fusione a cera persa, fusione dinamica e patina a fuoco.
"Un'opera d'arte permanente che pone l'accento sull'importanza delle radici - disse il sindaco Dario Nardella il giorno dell'inaugurazione - e trasforma una creatura vegetale come un olivo, in un'opera d'arte permanente che pone l'accento sull'importanza delle radici. Ricordare, avere memoria significa coltivare le proprie radici. Vuol dire proteggere e promuovere l'identità della nostra città senza dimenticare le prove difficili e dure che ha vissuto". E che non si cancellano dalla mente e dal cuore.
Stefano Bisi