L'apertura della partita IVA rappresenta il punto di partenza per chi decide di avviare un'attività autonoma. Questo passo, fondamentale per iniziare un'attività commerciale, richiede un'analisi attenta dei rischi e delle opportunità. La scelta del regime fiscale è una delle prime decisioni da prendere: il regime forfettario, con un'aliquota del 5% o del 15%, offre notevoli vantaggi soprattutto nei primi cinque anni di attività. Tuttavia, sorge spesso una domanda tra chi ha aperto una partita IVA, ma per diverse ragioni non fattura: si può tenere aperta una partita IVA senza fatturare? Quali sono i rischi? E i costi?
Anche se la partita IVA non genera fatturato, ci sono obblighi fiscali e contributivi che bisogna rispettare. Ecco una panoramica dettagliata di cosa comporta mantenere una partita IVA attiva:
La scelta del regime fiscale è cruciale. Il regime forfettario è particolarmente vantaggioso per le nuove attività e per chi rispetta i requisiti di permanenza. Questo regime prevede un'aliquota ridotta del 5% per i primi cinque anni, poi al 15%. Il reddito imponibile viene determinato in base ai ricavi percepiti, applicando un coefficiente di redditività forfettario. Se non si incassa nulla, non si pagano imposte.
Per chi è tenuto all'iscrizione alla gestione IVS artigiani e commercianti INPS, il regime forfettario offre un'agevolazione contributiva del 35%. Questa riduzione si applica ai contributi previdenziali dovuti annualmente, ma è esclusa per i professionisti iscritti a casse specifiche.
Per usufruire della riduzione contributiva, è necessaria una comunicazione telematica:
Se la propria partita IVA non genera fatturato, le imposte saranno pari a zero per quell'anno. Tuttavia, potrebbero esserci comunque dei costi da sostenere a seconda del tipo di attività:
Oltre ai contributi e alla dichiarazione dei redditi, ci sono altri obblighi da considerare:
I costi del commercialista per la tenuta della contabilità variano significativamente in base al luogo dell'attività, al regime fiscale scelto, agli adempimenti richiesti e al fatturato. Ad esempio, i commercialisti a Roma possono avere tariffe inferiori rispetto a quelli di Milano. Per i contribuenti che utilizzano il regime forfettario, i costi annuali con un commercialista online si aggirano intorno ai 600-700 euro (ma in alcuni Comuni si arriva anche sotto i 500 euro), mentre per i professionisti in contabilità semplificata con un volume d'affari basso, i costi possono arrivare a circa 1.000 euro annui. Questi costi aumentano in presenza di dipendenti e collaboratori.
Le ditte individuali devono sostenere alcuni costi fissi indipendentemente dal fatturato:
Anche se non si genera fatturato, è obbligatorio presentare tutte le dichiarazioni fiscali richieste, come il modello UNICO, per evitare sanzioni. La dichiarazione dei redditi deve essere compilata specificando "zero" nella casella delle somme percepite durante l'anno di imposta. Questo obbligo si applica indipendentemente dal regime fiscale adottato.