Una debacle senza precedenti. Il M5S affonda alle Elezioni europee 2024, ottenendo il risultato peggiore in tutta la sua storia politica, con una sconfitta che rischia di lasciare pesanti strascichi sia all'interno del Movimento sia nei suoi rapporti con le altre forze politiche.
Ne prende atto Giuseppe Conte, che ha promesso "una riflessione interna" su quanto accaduto. Ma è proprio la sua testa che potrebbe essere messa al centro di un'eventuale analisi da parte di coloro che, negli ultimi mesi, non hanno gradito le scelte del leader.
Il Movimento 5 Stelle si ferma al 9,7%. Mai così in basso da quando il simbolo pentastellato compare nelle schede elettorali, e cioè dalle Politiche del 2013. Un risultato tanto evidente che nemmeno gli artifici retorici della comunicazione politica - quelli che fanno sì che, ad ascoltare le dichiarazioni post-voto, sembra non ci sia mai un vero sconfitto... - riescono a negare.
Non prova a farlo, infatti, Giuseppe Conte, parlando a caldo, nella notte elettorale tra il 9 e il 10 giugno 2024, con i giornalisti dalla sede M5S in via Campo Marzio a Roma:
Una valutazione che deve partire, in primo luogo, da un'analisi razionale e, per così dire, 'aritmetica' del risultato. A pesare, infatti, è stato il dato record sull'astensionismo che ha superato il 50% e che si è fatto sentire soprattutto al Sud e nelle Isole, storico bacino di voti e di consenso per i Cinquestelle. Nel Meridione ha votato, infatti, solo il 43,7% degli aventi diritto e ancora peggiore è stato il risultato nelle Isole, con una percentuale di votanti limitata a un misero 36,8%.
Qui i Cinquestelle hanno perso il loro storico primato, superati dal Partito democratico di Elly Schlein.
Ma basta il dato sull'affluenza a giustificare un simile tracollo? Alcuni all'interno del Movimento non ne sembrano convinti.
Conte promette di avviare "una riflessione interna", dalla quale vengano tratte le conseguenze di una simile debacle, nella quale il Movimento vede a rischio anche il suo ruolo come terza forza politica italiana, incalzata dalla ripresa di Forza Italia e dalla Lega.
Tuttavia, proprio il presidente sembra essere uno dei principali indiziati per la resa dei conti, avendo fortemente accentrato su di sé sia le scelte dei candidati, sia la stessa campagna elettorale nella quale Conte si è speso in prima persona.
Il risultato deludente potrebbe, dunque, essere visto come un giudizio negativo degli elettori proprio sulla figura del leader, alimentando malumori interni fino a questo momento rimasti sopiti, soprattutto tra quanti non hanno gradito, nei mesi scorsi, la messa in disparte del fondatore Beppe Grillo.
In quest'ottica, anche il futuro del 'campo largo' con il Partito democratico è tutto da decifrare. Conte e Schlein si erano dati appuntamento a dopo le elezioni per discutere dell'alleanza ma i nuovi rapporti di forza - fortemente sbilanciati in favore dei dem - potrebbero spingere a un ripensamento dei Cinquestelle, di certo non inclini a fare da 'stampella' accomodante di altri partiti.