L'allarme, dopo il flop delle elezioni Europee 2024, con il Movimento Cinque Stelle che ha raccolto il 10% delle preferenze, il dato più basso a livello nazionale della sua storia, è scattato questa mattina presto, quando tutti hanno cominciato a leggere il titolo di apertura del Fatto Quotidiano, il giornale di riferimento dei pentastellati. Marco Travaglio, in prima pagina, con una foto che ritraeva Giuseppe Conte in primo piano, di profilo, mezzo corrucciato e mezzo avvolto dal buio, intitolava così: "Dimissioni o rilancio 5 Stelle: il dilemma di Conte sconfitto". L'aver sdoganato pubblicamente la parola "dimissioni" riferita a Giuseppe Conte da parte del giornale più vicino al loro mondo è stato il segnale per molti grillini che nei piani alti del Movimento è davvero possibile un terremoto impensabile solo qualche giorno fa. Terremoto che, stando ad alcune fonti interpellate da Tag24.it, potrebbe verificarsi già nelle prossime ore, al termine di una riunione allargata messa in agenda dai vertici pentastellati.
Dati i rapporti strettissimi tra Marco Travaglio e Giuseppe Conte, il titolo di apertura di oggi del Fatto Quotidiano ha infuocato le chat private di molti parlamentari grillini. Il ragionamento che dietro le quinte portano avanti è che se il Fatto parla chiaramente di dimissioni dell'ex premier, allora qualcosa di grosso davvero c'è nell'aria. E, all'interno del Movimento, naturalmente, c'è chi lo spera. Lo stesso Conte, del resto, domenica notte, ad urne appena chiuse, quando ha preso atto della sconfitta, è andato in conferenza stampa e ha annunciato "l'apertura di una riflessione". Certo, in quel momento, ancora pochi hanno creduto che la "riflessione" cui faceva cenno a microfoni accesi potesse mettere in discussione tutto, a cominciare dalla sua leadership. Ma, col passare delle ore, la sensazione di chi vive quotidianamente il Movimento Cinque Stelle dal di dentro è che non fosse solo una classica dichiarazione in politichese per far passare la tempesta, ma che, al contarrio, era l'ammissione che, dopo la batosta elettorale, tutto davvero può capitare.
Le cose che si imputano a Giuseppe Conte all'interno del Movimento e che stasera, in occasione della riunione fissata dallo stato maggiore, gli saranno ripetute, sono almeno cinque. La prima è di aver plasmato la creatura ideata da Casaleggio e Grillo a sua immagine e somiglianza, facendola diventare di fatto, con il nuovo statuto che ha imposto, nè più nè meno che un partito personale: tutto il contrario del Movimento delle origini che teorizzava addirittura che uno valesse uno. Il secondo atto d'accusa che si muove a Conte è quello di essersi intestardito sulla regola che vieta a chi ha fatto già due mandati elettorali di ricandidarsi (vedi, ad esempio, il caso di Virginia Raggi). La terza cosa che si imputa all'Avvocato del popolo, poi, è, da un lato, di aver scelto, all'interno dei confini nazionali, un campo politico ben preciso, nella fattispecie il centrosinistra, che impedisce al Movimento di fare un pò da battitore libero e catturare i voti sia di destra che di sinistra, cosa che in passato ha fatto la sua fortuna elettorale. Dall'altro, però, di non aver dato una collocazione precisa al Movimento in sede auropea: altra cosa giudicata fatale in occasione delle ultime elezioni, almeno quanto quella di aver dato la sensazione di essere diventato una costola del Pd di Elly Schlein. Il quarto capo d'accusa, invece, è quello di non essere stato in grado, in occasione delle ultime Europee, di proporre candidati della società civile capaci di dare al Movimento una rinnovata visibilità. Il malcontento diffuso dei pentastellati, quinto e ultimo capo d'accusa, si riferisce, infine, anche alla gestione dei territori: dei meetup della prima era Grillo, ad esempio, non se ne vede quasi più neanche l'ombra. Tant'è che, fanno notare i grillini anti-Conte, nemmeno alle amministrative dello scorso weekend le cose sono andate bene per il Movimento.
Di conseguenza, c'è chi già pensa a chi potrebbe prendere il posto dell'Avvocato del popolo. E' stato lo stesso Fatto Quotidiano a lanciare il primo nome: quello dell'ex sindaca di Torino Chiara Appendino. "Almeno - è il ragionamento di alcuni pentastellati - si tratterebbe di un volto ancora spendibile a livello nazionale e, per di più, di una donna ancora giovane che potrebbe fare da contraltare anche mediatico a Giorgia Meloni e Elly Schlein", le due donne che hanno vinto le elezioni Europee italiane. Ma c'è da dire che la frangia interna al Movimento più critica nei confronti di Conte considera la Appendino un nome troppo in continuità con la gestione dell'ex premier. L'ala più movimentista vorrebbe rivedere in prima linea un'altra ex sindaca, quella di Roma: Virginia Raggi. Ma, soprattutto, un altro big del Movimento del passato: Alessandro Di Battista. Molti sono convinti che solo lui potrebbe ridare verve al Movimento tramortito dalle urne.
Che Giuseppe Conte viva ore tormentate, in ogni caso, lo si capisce anche da una controprova: Tag24.it ha cercato di contattare due grandi ex del Movimento: l'ex ministro Vincenzo Spadafora e l'ex sottosegretario Manlio De Stefano. Entrambi hanno preferito tenere le bocche cucite sulla situazione in cui è precipitato il Movimento, quasi a non voler sparare sulla Croce Rossa e ad attendere sulla sponda del fiume ancora per un pò le spoglie politiche di chi, ai tempi dello strappo di Luigi Di Maio, se non li ha spinti fuori dal Movimento, nulla ha fatto per trattenerli. Sta di fatto che,per ora, la parola d'ordine dell'entourage di Conte è quella di tenere, per quanto possibile, calme le truppe. Tant'è che, a Roma, davanti ai giornalisti, oggi, ha avuto il compito di andare la senatrice Alessandra Maiorino annunciando, comunque, la riunione che potrebbe essere decisiva per le sorti di Conte in programma tra stasera e stanotte. Potrebbe essere davvero quella spartiacque: le dimissioni di Conte, nonostante la smentita formale, sono più di una ipotesi. Anzi: una parte del mondo grillino le pretende.