Quando si presenta una dichiarazione irregolare, con dati mancanti o errati, i contribuenti rischiano la sanzione, ma non scatta se c’è l’interpello preventivo.
Si può ricorrere a questo istituto nel momento in cui la dichiarazione presenta irregolarità a causa della cattiva interpretazione delle norme. Quello dell’interpello preventivo è un istituto potenziato dalle norme sull’adempimento collaborativo, che disciplina i casi in cui non è prevista l’applicazione della sanzione. Il nuovo codice di condotta punta a migliorare e rendere il fisco sempre più amico del contribuente.
Come funziona?
Il nuovo codice di condotta è contenuto in due decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, emanati il 29 aprile e il 20 maggio 2024. I due decreti sono poi approdati nella Gazzetta Ufficiale del 7 giugno 2024.
Il codice punta a rafforzare i principi di correttezza e trasparenza e prevede che l’azione amministrativa si svolga con il minore aggravio possibile.
Il contribuente, da parte sua, è tenuto a perseguire una riduzione del rischio fiscale e tra gli oneri a suo carico, c’è quello di non effettuare investimenti in Paese a fiscalità privilegiata, solo per averne un vantaggio fiscale.
L’adempimento collaborativo è un istituto regolato dal Decreto legislativo n. 128/2015. Si applica ai soggetti residenti e non residenti, ma con il requisito della stabile organizzazione sul territorio italiano e con un volume d’affari o di ricavi non inferiore a:
Come funziona? Per ricorrere a quanto istituto è necessario, anzitutto, avere un sistema integrato di rilevazione, misurazione, gestione e controllo dei rischi fiscali. Dal 2023, il sistema deve essere certificato da parte di professionisti indipendenti e qualificati.
Nel decreto del 20 maggio 2024, viene introdotta la disciplina dell’interpello preventivo. L’introduzione dell’istituto ha l’obiettivo di ottenere un parere da parte delle autorità sul trattamento fiscale e la disciplina da applicare.
In particolar modo, il decreto ha previsto una procedura abbreviata nei confronti di coloro che aderiscono al regime dell’adempimento collaborativo di cui abbiamo parlato.
L’amministrazione finanziaria, prima di procedere alla notifica sfavorevole, deve invitare il contribuente al contraddittorio, spiegandogli la situazione. Il contribuente, da parte sua, è tenuto a rispondere con le proprie osservazioni.
In base a quanto previsto dal decreto, il contribuente è esonerato da sanzioni fiscali, se prima dell’adempimento abbia già comunicato la propria posizione al Fisco attraverso un interpello. Più precisamente, l’esonero vige qualora la comunicazione avvenga entro i quarantacinque giorni antecedenti alla scadenza dei termini per l’adempimento.
Per spiegarci ancora meglio, se il contribuente ha dubbi e vuole evitare di incorrere in sanzioni, può inviare all’Agenzia delle entrate un interpello preventivo. Frattanto, il contribuente può inviare la dichiarazione applicando l’interpretazione secondo lui più valida alla sua situazione. L’Agenzia delle entrate non punisce il contribuente proprio per via del suo dubbio interpretativo e che, al contempo, si è preoccupato di avere delucidazioni.
Non basta solo presentare l’interpello preventivo per evitare l’applicazione delle sanzioni. Ha molta importanza lo stesso contenuto dell’interpello.
Quali sono i contenuti minimi?
Si tratta di tutte quelle informazioni che devono essere necessariamente contenute nell’istanza di interpello preventivo, che vadano a consentire l’individuazione della fattispecie da applicare. Indicando questi dati, in modo chiaro e completo, il contribuente agisce in buona fede e può evitare l’applicazione di sanzioni in caso di dichiarazione irregolare.
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