Forte di una platea compiacente e di un vento in poppa incontestabile, Giorgia Meloni usa il suo intervento alla festa per i 50 anni de Il Giornale, a Milano, per lanciare vere e proprie 'bordate' all'Europa per le nomine dopo le elezioni. La presidente del Consiglio accusa i partner europei di non aver colto il segnale arrivato dalla tornata elettorale. Un atteggiamento che, secondo lei, porta a quella sfiducia verso le istituzioni comunitarie così diffusa tra i cittadini.
La presidente del Consiglio non abbandona la sua strategia 'di lotta e di governo' e, quasi fosse all'opposizione, parla dell'Europa e dei partner europei senza porsi troppi freni, quasi come non fosse stata lei la presidente di turno dell'ultimo G7.
Un atteggiamento che, ovviamente, trova una sua giustificazione anche nel consesso che la leader di Fratelli d'Italia si trova di fronte. La folla di personalità di centrodestra radunatasi a Milano per festeggiare i 50 anni de Il Giornale, il quotidiano fondato da Indro Montanelli.
Normale, dunque, che la Meloni si senta sufficientemente con le spalle coperte per portare il suo attacco all'Europa per le proposte giunte sulle nomine apicali che dovranno guidare le istituzioni europee.
Dopo aver esaltato, infatti, il risultato ottenuto dalla maggioranza, considerato addirittura "più importante delle politiche", la premier sottolinea come i nomi presentati per i ruoli principali dell'Ue non riflettano, secondo lei, il messaggio arrivato dagli elettori.
Non si azzardassero, però, a ignorare il cambiamento sancito dalle Europee. La premier sembra usare questo tono quando garantisce alla platea milanese che il cambio di passo determinato dallo spostamento a destra del baricentro europeo si avrà sui dossier e sulle politiche che l'Ue dovrà intraprendere. E lì, promette ancora, l'Italia rivendicherà il proprio ruolo centrale.
Un ruolo certificato dall'ultimo G7 che si è tenuto in Puglia. Un successo rivendicato dalla presidente del Consiglio, soprattutto perché organizzato in una regione del Sud, la Puglia, contro i pregiudizi di certi media internazionali.
Una credibilità internazionale, dunque, che la Meloni ritiene di aver conquistato e che intende 'sfruttare' in politica interna, a partire dalla battaglia sulle riforme, che proseguirà con i referendum annunciati dall'opposizione contro premierato e autonomia differenziata.