In Senato è stata depositata una interrogazione per verificare se l'Imam di Bologna, Zulfiqar Khan, abbia davvero incitato alla Jihad e, di conseguenza, debba essere considerata una persona pericolosa. L'interrogazione è a firma di due esponenti di Fratelli d'Italia, Marco Lisei e Sara Kelany. Ed è indirizzata al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Perché questa iniziativa? Il caso è stato sollevato la scorsa settimana dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Alessandro Morelli. Il quale ha riportato sul suo profilo Instagram un estratto di un sermone dell'Imam con una grafica in cui ha scritto: 'L'Imam di Bologna invita alla Jihad'. E poi un virgolettato attribuito alla guida spirituale dei musulmani bolognesi: "Dobbiamo ucciderli tutti, anche i più piccoli e le donne incinte". L'Imam ha risposto che il senso del suo discorso era diametralmente opposto a quello fatto credere da Morelli. Zulfiqar Khan si è definito un uomo di pace, non certo di guerra. Perfettamente integrato nella realtà italiana, dove, tra l'altro, vive dal 1996. E, per difendere la sua onorabilità, ha annunciato di voler querelare il sottosegretario leghista. Ma non solo: anche i due parlamentari di Fratelli d'Italia, Lisei e Kelany, che hanno portato il caso all'attenzione del Governo Meloni.
Raggiunto da Tag24.it, il senatore Fdi Marco Lisei precisa, prima di tutto, di non aver ricevuto alcun atto che attesta una querela dell'Imam di Bologna anche nei suoi confronti. E poi spiega il motivo per il quale ha proceduto a presentare l'interrogazione al ministro Piantedosi, in passato molto attento soprattutto sul fronte degli sbarchi: "Io e la collega Sara Kelany abbiamo preso spunto dalla cronaca raccontata dai giornali. Vogliamo sapere se il Ministero dell'Interno è a conoscenza delle parole riportate dagli organi di informazione della predica dell'Imam e se si sta facendo una valutazione delle loro pericolosità".
Ancora non c'è una data fissata per la risposta del ministro. Ma Lisei non si dice convinto nemmeno della spiegazione che l'Imam ha dato poi delle sue frasi finite nel mirino: "Per me, le parole che ho letto rimangono politicamente delle parole gravi: estrapolate o non estrapolate, sono parole con contenuti non compatibili con il nostro ordinamento democratico. Dopodiché, sull'eventuale pericolosità del soggetto, naturalmente, deve esprimersi il Ministero. Ed è giusto che faccia le sue indagini".
Matteo Salvini, il leader della Lega, sulla scorta del post del sottosegretario Morelli, ha già chiesto che l'Imam di Bologna venga espulso. Lisei è d'accordo? "Se si evidenzieranno i presupposti di pericolosità, evidentemente sì. Lo si farebbe sulla base di motivazioni del Ministero ben precise. Noi, nel frattempo, abbiamo segnalato il caso. Ma sulla pericolosità dell'Imam e i presupposti giuridici dell'espulsione, è il Ministero che deve pronunciarsi". In ogni caso, la legge antiterrorismo oggi in vigore, per Fratelli d'Italia, va bene così o bisognerebbe rafforzarla? "Le nostre Forze dell'Ordine, in generale, fanno un ottimo lavoro di prevenzione sul campo dell'antiterrorismo e dell'incitamento all'odio razziale. Bisognerebbe valutare col Ministero l'eventualità di una ulteriore stretta".