Satnam Singh poteva essere salvato: a confermarlo è l'autopsia eseguita oggi, 24 giugno 2024, sul corpo del bracciante indiano vittima di un incidente sul lavoro a Latina. Singh è morto, infatti, per dissanguamento. Di conseguenza, se fosse stato portato subito all'ospedale, anziché scaricato davanti casa dopo aver perso un braccio mentre stava lavorando, sarebbe sopravvissuto.
Gli esiti dell'esame autoptico scatenano, inevitabilmente, una nuova ondata di proteste dell'opposizione nei confronti del governo, accusato di fare poco o nulla contro la piaga del caporalato.
Una morte atroce quasi quanto la sua vita da schiavo e da sfruttato. Satnam Singh se n'è andato così, il 19 giugno scorso, dopo l'incidente avvenuto mentre lavorava a un macchinario a Latina.
Confermando la morte per dissanguamento, i primi rilievi dell'autopsia eseguita sul corpo del bracciante indiano di 31 anni dicono molto anche sulle responsabilità della sua morte. Se fosse stato curato in tempi brevi, infatti, molto probabilmente sarebbe sopravvissuto.
Un elemento, questo, che non fa che accrescere la rabbia degli amici e dei colleghi di Singh, in primo luogo, ma anche di quelle forze di opposizione che si sono ritrovate due giorni fa alla manifestazione di Latina per protestare contro i silenzi e l'inefficacia dell'azione del governo sul tema del caporalato.
Opposizioni che, quindi, oggi tornano all'attacco, con Alleanza Verdi e Sinistra che, in particolare, denuncia come la Consulta per la lotta al caporalato al Viminale sia ferma da anni. Su questo, chiede spiegazioni Nicola Fratoianni:
Gli fanno eco le parole del collega di partito Angelo Bonelli, che denuncia come il governo si sia mosso "con ritardo e con provvedimenti insufficienti" per contrastare un fenomeno che colpisce circa 220mila lavoratori, come riferisce il deputato Avs riportando i dati dell'Osservatorio Placido Rizzotto del sindacato Flai-Cgil.
Nella sua nota, Bonelli conclude unendosi alle altre forze di opposizione nel chiedere l'abolizione e il superamento della legge Bossi-Fini, ritenuta la madre di tutte le disuguaglianze in tema di immigrazione, e l'istituzione di una 'super procura' nazionale contro il caporalato.
Non nasconde la propria indignazione anche Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, che invoca pene più severe per chi venga riconosciuto colpevole di simili forme di sfruttamento e schiavitù.
Un'attenzione al fenomeno che, evidentemente, non è stata prestata negli ultimi anni, come Tridico sottolinea citando proprio la surreale vicenda di Renzo Lovato. Il titolare dell'azienda agricola dove lavorava Singh, infatti, aveva ricevuto fondi europei nonostante fosse sotto indagine da cinque anni per l'accusa di caporalato.
"Cosa è andato storto?", si chiede l'esponente Cinquestelle, per poi rivolgersi alle istituzioni europee:
La risposta alla domanda retorica di Tridico viene, infine, fornita involontariamente da Matteo Renzi.
Nella sua tradizionale Enews, il leader di Italia viva chiarisce, infatti, che le leggi per contrastare il caporalato esistono ma non vengono applicate e, sul caso specifico, precisa:
Insomma, un campo ancor più largo del 'campo largo' si unisce in coro per chiedere al governo un intervento chiaro, oltre le frasi di circostanza e le conferenze stampa dopo l'ennesima tragedia.