Si sta facendo largo l’ipotesi di Quota 41 per tutti nel 2025, ma con alcuni compromessi. Per contenere i costi dell’assegno, infatti, dovrebbe essere applicato il metodo di calcolo contributivo.
Si prevede, quindi, una riduzione dell’importo di circa il 20%: i lavoratori prossimi alla pensione dovrebbero accettare un assegno ridotto.
In realtà, se ne sta già parlando da diverso tempo, nell’ambito di una riforma strutturale delle pensioni. Proprio per questo motivo, ci sono molti dubbi in merito.
Nel testo, vediamo quali sono tutte le ipotesi di una possibile Quota 41 per tutti nel 2025.
Si sta lavorando per le pensioni del 2025, soprattutto in vista della futura scadenza delle misure di uscita anticipata attualmente in vigore: Quota 103, Opzione Donna e Ape sociale.
Il nodo sono sempre le risorse: un problema non da poco conto, in quanto è uno dei motivi che, ancora, sta frenando la definizione del futuro della previdenza in una riforma vera e propria. Da considerare, inoltre, quelli che sono gli interventi prioritari del Governo, come il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef, entrambi particolarmente onerosi.
Nonostante ciò, le ipotesi continuano ad essere elaborate e, tra le diverse, spunta quella di Quota 41 per tutti nel 2025. Si tratta, come vedremo, di una formula già in vigore, ma rivolta unicamente a pochi soggetti. Si prevede, però, che venga estesa a tutti i lavoratori, per dargli la possibilità di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi versarti a prescindere dall’età anagrafica.
Affinché ciò sia possibile, è necessario un compromesso. Si prevede, infatti, che chi andrà in pensione con questo strumento, qualora approvato, dovrà accettare un assegno ridotto di circa il 20%. Infatti, verrebbe applicato il metodo di calcolo contributivo, così come accade già con Quota 103.
Solo applicando il metodo di calcolo contributivo, la nuova misura potrebbe essere sostenibile per i conti dello Stato. Ma per i lavoratori, sarà conveniente?
Intanto, secondo le prime stime potrebbe interessare una platea di circa 100.000 lavoratori. Si tratterebbe di una soluzione che permetterebbe l’uscita anticipata di uno o due anni rispetto ai requisiti previsti dalla Legge Fornero.
Per rispondere alla domanda che ci siamo posti, naturalmente, sarà compito degli interessati valutare e soppesare la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro, ma con un taglio del 20%.
Facendo un discorso ancora più ampio, questo tipo di penalizzazioni potrebbe diventare il compromesso per l’accesso alla pensione anticipata. Ancora, comunque, quasi nulla è sicuro e, come abbiamo detto, non si tratta altro che di ipotesi.
Attualmente, esiste già Quota 41, ma è un’uscita anticipata rivolta esclusivamente ai lavoratori precoci, ovvero a tutti coloro che hanno iniziato a lavorare prestissimo.
Per accedervi, è necessario aver maturato almeno dodici mesi di contributi prima di aver compiuto 19 anni d’età: ma per accedervi non ci sono limiti d’età.
Più che Quota 41, il vero nome del trattamento è quello di pensione per i lavoratori precoci. La prestazione è riservata non solo a chi possiede il requisito contributivo, ma a chi si trova anche in condizione di fragilità, come la disoccupazione oppure essere caregiver.
La domanda per Quota 41 può essere inviata entro il 1° marzo 2024, per chi ha maturato i requisiti ed entro il 30 novembre 2024, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili. A proposito di risorse, per il 2024 sono pari a 90 milioni di euro, che saliranno a 120 milioni di euro per il 2025.