Testa alta e orgoglio. Può essere riassunta da questi due concetti la risposta della presidente del Consiglio Giorgia Meloni data oggi, 26 giugno 2024, al Senato durante il dibattito in vista del Consiglio europeo previsto per il 27 e 28 giugno. Ai senatori di opposizione che le rimproverano l'ambiguità e l'isolamento in Europa, la premier replica difendendo ostinatamente la propria linea politica e il suo "dire quello che pensa".
Dalla difesa, però, si passa subito all'attacco, con la Meloni che sottolinea come un simile atteggiamento non si sia visto spesso in passato.
Meloni non indietreggia e, proprio come questa mattina nel dibattito alla Camera, continua nella direzione tracciata dalla sua visione di un'Europa in cui battere i pugni sul tavolo per "difendere l’interesse nazionale". L'unico modo, spiega, per consentire all'Italia di portare a casa ciò che le spetta in termini di incarichi e peso politico in Europa.
Sta di fatto, però, che al momento l'Italia è isolata, tagliata fuori dalle scelte per i 'top jobs', gli incarichi di vertice delle istituzioni europee.
Una strategia delle classi dirigenti europee che Meloni conferma di non condividere. Anzitutto perché, come già detto altre volte, non tiene conto del segnale di discontinuità rispetto al passato e della voglia di un cambiamento radicale indicata dagli elettori con il voto alle Europee.
In secondo luogo, per le ricadute che questo atteggiamento può avere negli equilibri stessi dell'Unione. Stamane alla Camera la presidente del Consiglio aveva avvertito sul rischio che una maggioranza così costituita correva il rischio di avere scarsa stabilità e vita breve. Ora, a Palazzo Madama, contesta apertamente il fatto che alcuni Paesi abbiano come obiettivo l'isolamento delle voci dissonanti.
Dal fronte esterno a quello interno, la personale battaglia di Meloni nella partita Europea trova nuovi bersagli nelle forze di opposizione.
Secondo la presidente del Consiglio, gli avversari interni non esistono soltanto nelle istituzioni Ue ma anche nel Parlamento italiano. La premier accusa, quindi, coloro che hanno 'remato contro' a un suo ruolo più forte in Europa di non avere a cuore i destini della nazione.
Dopo aver detto di non aver mai fatto nulla del genere quando era all'opposizione, la premier spiega che simili "micro-beghe" interne ai confini italiani rischiano di fare danni a livello continentale.
Tuttavia, Meloni non sembra voler fare nulla per creare un clima più disteso. Agli esponenti di opposizione che criticano il suo atteggiamento troppo oltranzista sui tavoli europei, la presidente del Consiglio replica a muso duro, dicendo di non accettare la logica per cui l'Europa dà o non dà qualcosa ai suoi Stati membri a seconda se questi si pieghino o meno a ciò che impone la maggioranza.
Quello della Meloni appare, dunque, come un 'guanto di sfida' lanciato all'Ue perché cambi la propria rotta. Tuttavia, più cinicamente, si può interpretare la sua linea come uno sfacciato calcolo politico che le permetta, una volta ricevute le porte in faccia, di guadagnare consensi attraverso quel vittimismo di cui le opposizioni la accusano da tempo.
Solo il tempo determinerà quale di queste due linee di comportamento stia seguendo la premier. Ma è opportuno ricordare che andare avanti per la propria idea, senza compromessi o confronti, pretendendo che gli altri la seguano, è un pensiero tipico delle dittature. La politica e la democrazia sono un'altra cosa.