Un attacco in piena regola con toni che si fanno sempre più duri e, per certi versi, inquietanti. Perché dopo l'accusa di "inciuci" di ieri, oggi, 27 maggio 2024, Matteo Salvini rincara decisamente la dose, dicendo di sentire "puzza di colpo di Stato" per quanto sta accadendo in queste ore al Consiglio Ue.
A scatenare le ire del segretario della Lega sono, neanche a dirlo, le nomine per i 'top jobs', i vertici delle istituzioni europee, a suo dire frutto di manovre di Palazzo che ignorano la volontà dei cittadini espressa dal voto dell'8 e 9 giugno scorsi.
L'affondo viene pronunciato nel programma 'Dritto e rovescio', in onda stasera su Rete 4.
Al leader della Lega non bastano, evidentemente, le rassicurazioni che, dal Consiglio europeo previsto per oggi e domani, arrivano dal premier polacco Donald Tusk che sostiene di rispettare e tenere in considerazione il ruolo dell'Italia. E passa all'attacco:
Parole pesantissime che stridono con l'invito della presidente del Consiglio Meloni rivolto alle opposizioni a moderare i toni "da guerra civile". La moderazione, infatti, è proprio ciò che non sembra caratterizzare l'atteggiamento del vicepremier Salvini negli ultimi tempi, decisamente infastidito dall'accordo tra Partito popolare europeo, Socialisti e Liberali sulle nomine per le più alte cariche dell'Ue.
Un accordo sui nomi della von der Leyen, di António Costa e di Kaja Kallas che, è bene ricordarlo, anche la presidente del Consiglio ha dimostrato di non aver gradito, nelle sue comunicazioni alla Camera, pur usando toni meno infuocati.
Il segretario del Carroccio è un fiume in piena e promette che, se le cose non cambieranno nelle prossime ore e nei prossimi giorni, i parlamentari della Lega marcheranno "centimetro per centimetro" le istituzioni europee e i loro leader.
La loro colpa, tuona Salvini, è l'aver anteposto i giochi di potere alla volontà di cambiamento dei cittadini espressa dal voto alle Europee:
Promette battaglia, dunque, il vicepremier. Una battaglia condivisa, almeno in parte, dagli alleati di maggioranza che, però, potrebbero non vedere di buon grado questo continuo innalzamento dei toni, che rischia di inasprire i negoziati in seno all'Unione, mettendo ancora di più l'Italia nell'angolo.