Il campo largo ci riprova. Stavolta si fa chiamare 'Fronte popolare', nella speranza che porti bene anche in Italia dopo l'ottimo risultato in Francia, ma già registra la prima defezione da parte di Azione di Carlo Calenda. Quest'ultimo ha chiarito oggi, 3 luglio 2024, di non avere alcuna intenzione di "partecipare ad ammucchiate" chiudendo, di fatto, la porta a ogni possibile accordo futuro,
La pensa diversamente, invece, il suo vecchio partner nel 'fu' Terzo polo Matteo Renzi, che parla di "percorso intelligente" da parte della segretaria del Pd Elly Schlein.
Il centrosinistra sembra tornare a intravedere un pallido 'sol dell'avvenire'. Il buon risultato del Partito democratico alle Elezioni europee e quello ancora migliore del Fronte popolare anella tornata elettorale in Francia hanno ridato entusiasmo al blocco progressista che prova a ricompattarsi per la costruzione di quell'alternativa alla destra di governo a lungo promessa.
Ieri, 2 luglio 2024, era stato Riccardo Magi di +Europa ad aprire il 'cantiere' per un nuovo dialogo tra tutte le forze di centrosinistra. È di oggi, però, la prima 'frenata' da parte di Carlo Calenda che, intervistato su La7 a 'L'aria che tira', chiude decisamente a una possibile intesa di lungo periodo:
Per il leader di Azione il tema dirimente resta quello della concretezza sulle cose da fare. Per quanto riguarda quelle su cui c'è comunione d'intenti e di vedute - e cita, come esempio, salari e sanità - assicura che si lavorerà insieme. Ma non vede punti di contatto ulteriori con chi, a suo dire, presenta posizioni lontanissime dalle sue:
E sul Fronte popolare si consuma una possibile, ulteriore divisione tra Calenda e Matteo Renzi. Quest'ultimo, infatti, in un'intervista a La Stampa, sembra essere più possibilista circa l'ipotesi che Italia viva faccia parte di questa nuova alleanza e loda la segretaria del Pd Elly Schlein per aver lanciato l'iniziativa.
L'ex sindaco di Firenze si toglie anche un sassolino dalla scarpa, ricordando come già nel 2022 Pd e Iv fossero vicini a un accordo, fatto saltare dall'allora segretario dem Enrico Letta per quella che Renzi definisce "una precisa scelta di risentimento personale".
Il riferimento, neanche troppo velato, è al 'tradimento' del 13 febbraio 2014 con cui Renzi, all'epoca segretario, guidò una direzione del Pd che votò la fine del governo Letta, sostituito da lì a pochi giorni da un altro esecutivo guidato proprio dal fiorentino.
Le cose potrebbero andare diversamente stavolta, suggerisce Renzi. Resta da vedere se il Partito democratico sia disposto, stavolta, a fidarsi delle sue parole. Parafrasando: 'Elly, stai serena?'